Come dicevo qualche post fa, ormai certe cose che succedono a lavoro non mi danno più così tanto fastidio, ultimamente. Però mi è venuta voglia di scriverle. Non so perchè.. sicuramente non per sfogarmi, come prima. Forse come promemoria, per ricordarmi di come si comportano certe persone e non far cadere nel dimenticatoio certi fatti.
Fatto sta che nei giorni scorsi c’è stata una “transizione” di un cliente. Era cambiato il sistema di “chiusura” dei file, che prima in realtà venivano lasciati aperti. Poi, di punto in bianco, quando già avevamo lavorato il tutto al solito modo, veniamo avvisati che in realtà deve essere chiuso e mandato in tipografia in pdf.
Già .. in pdf. Come se il pdf non ha miliardi di impostazioni. Come se esiste una sola tipografia al mondo. E, dovendo chiudere il file praticamente abbiamo dovuto rifare tutto, visto che prima la lavorazione delle immagini era un puro segnaposto, visto che poi ci pensavano altri a concludere il tutto. Il capo, quando chiedo dettagli sulle impostazioni per il pdf cade dalle nuvole. Mi passa il numero di questo nuovo responsabile. Provo a chiamarlo. Ovviamente era irraggiungibile. Quando finalmente riesco a contattarlo.. mi risponde decisamente male, con un “Io ho pagato per 8 pagine chiuse, tutto il resto son cavoli vostri”. No comment.
Chiudiamo questi cavolo di pdf in qualche modo, possibilmente alla più alta qualità possibile (che vi si intasi l’ftp!). Peccato che era impossibile fargli intasare l’ftp.. visto che non ci avevano dato l’indirizzo. E questo simpaticissimo tizio era ormai irraggiungibile, visto che non rispondeva più all’unico recapito che avevamo. No comment, again.
La mattina un’altra collega riesce ad inviare il tutto. E, ovviamente, non andava bene. Chiamano, arrabbiati neri, perchè loro-dovevano-andare-in-prestampa-e-noi-stavamo-bloccando-tutto. Mancavano le marcature, i crocini (queste cose, dirle, no?) ed erano sbagliate le dimensioni di pagina. Ebbene sì. Le avevano cambiate, senza dirci nulla. La collega sistema tutto al volo. Poi segue lei la cosa per aggiornare le varie mastro con le nuove dimensioni, i nuovi font, il nuovo stile. Poi la collega va in ferie.
E questo lunedì inviamo le nuove pagine. Le inviamo lunedì pomeriggio, tranquilli che tanto le mastro erano state aggiornate. E invece.. ci chiamano martedì pomeriggio, mentre io ero al bar. Arrabbiati neri, perchè era di nuovo tutto sbagliato. Parlo di nuovo col simpaticone, che si arrabbia perchè gli ho chiesto cosa non andava visto che (secondo lui) dovrei saperlo. Ma visto che lui non ha parlato con me e visto che la cosa non l’ho seguita io, forse era il caso di dire gli errori così potevo sistemarli in fretta, visto che poi loro-dovevano-andare-in-prestampa-e-noi-stavamo-bloccando-tutto, again. E lui, maleducatissimo, come al solito. E quindi a sistemare tutto al volo, in un’agitazione tremenda, con la paura – per la fretta – di fare qualche altro errore. Ansia. Poi, finalmente, spedito tutto. Momenti di panico, ogni vlta che squillava il telefono, temendo fosse lui, di nuovo, arrabbiato. E invece, fortunatamente, era tutto a posto. Avevo sistemato nel giro pochi minuti quel che la mia collega avrebbe potuto fare, con calma, in una settimana.
E poi, ieri. Problema con una pubblicità , uscita male (malissimo) in stampa. Un po’ di indagini.. e si scopre che è un bug di xPress. O meglio, xPress che non digerisce certi pdf, ma se ne frega, non da’ messaggi di errore e l’unico modo per accorgersi dell’errore è con i controlli, visivi, che si fanno a fine serata, dopo una lunga giornata. Controllare pagine di box pubblicitari che non assembliamo noi, che non sappiamo come dovrebbero essere nè le “criticità ” da controllare. Comunque, si era instaurato un dialogo tranquillo e sereno, volto alla risoluzione del problema, sia col responsabile del progetto, sia col signore che ci passa le pubblicità , sia poi col capo, in una riunione che non finiva mai. Un’ora e passa in quell’ufficio, a gelare, vista l’aria condizionata puntata sulla temperatura polo Nord.
Tutto tranquillo, si vagliano le soluzioni, si parla, si decide cosa fare, si muovono un po’ di battute e frecciate, finchè la collega non se ne esce fuori con un “beh, ma chi doveva fare i controlli finali per quelle pagine?”, guardando verso di me. E lì, sinceramente, non ho avuto parole. Perchè sì.. il controllo finale di quelle pagine l’ho fatto io. Peccato però che quelle pagine vengono controllate sia quando si fanno (e le ha fatte un’altro collega se non sbaglio), sia al momento della spedizione (ed è lei che le controlla e le spedisce), sia il controllo finale (che di solito, per quell’intervallo di pagine, faccio io). Però, insomma. Una cosa così, col capo, non si dice, nè si fa. Perchè non si stava parlando di un “mio” sbaglio, di chi era la colpa. Si stava parlando in generale. Siamo un gruppo e si lavora in gruppo. Ho sempre pensato che lo sbaglio di uno fosse lo sbaglio del gruppo. Ma se è così che deve funzionare.. beh, allora qualche sassolino dalla scarpa me lo voglio togliere. Perchè, insomma, vogliamo parlare di quando, qualche giorno fa, è andata su due pagine affiancate, la stessa pubblicità ? E lì, in quel caso, chi doveva il controllo finale? Chi le aveva lavorate quelle pagine? E mi sembra che, in quel caso, non si è andati dal capo a parlarne. E io, non ho lanciato frecciatine e battutine, io, in quel caso, non ho detto nulla a nessuno. E io, non ho sottolineato il fatto che quell’errore non fosse mio, ma suo. Perchè, anche io, un po’, mi sentivo in colpa, per non aver controllato anche io, di nuovo, quelle pagine che già lei avrebbe dovuto controllare e che non erano mio “compito”.
Ma a quanto pare, sbaglio sempre come comportarmi.
Sbaglio a dare fiducia a certi colleghi.
E forse, io, dovrei pensare a ripagare qualcuno, con la stessa moneta.
E da questo momento, mi spiace, noi non siamo più un team.
Io sono io e rispondo solo dei miei errori.