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Qui Milano, lì Brasile

Salto veloce alla serata di inaugurazione della 23ª edizione del Mix Film Festival, in compagnia del Byb, SuperPop e di (sorpresa!) Maggese.

Casino, folla e musica all’aperitivo e ho mangiato relativamente poco, anche se la pasta era veramente buona e c’erano delle tartine (ma ne ho mangiata una sola 🙁 ) alla pizza spettacolari, ma subito mi sono fiondato su un vodka lemon, alle 7 di sera. Yeah!

Ottima presentazione, con un po’ di ringraziamenti a personaggi “famosi” della scena politica milanese, ma lascio i dettagli al Byb o a Pop, che tanto ha preso appunti sul sul Blackberry. Sono poi saliti sul palco pure La Pina e Diego, oltre a Brian Pera, regista del film The way I see things proiettato poco dopo.

Comunque, durante la presentazione, ho scoperto che il Mix Festival è gemellato con quello brasiliano e con altro, che ora non ricordo.

E mi è tornata in mente la bellissima campagna multisoggetto dell’edizione dello scorso anno del Mix Brasile.

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Advertising Agency: Neogama/BBH, São Paulo, Brazil
Executive Creative Director: Alexandre Gama
Creative Directors: Márcio Ribas, Wilson Mateos
Art Director: Márcio Ribas
Copywriter: Wilson Mateos
Photographers: Daniel Krajmic
Illustrator: Bruno Borges

La campagna di quest’anno invece non mi sembra un granché. Indubbiamente meno spettacolare, ma forse con un messaggio più sottile.

Mix Brasil 17th Sexual Diversity Film Festival: Western
Mix Brasil 17th Sexual Diversity Film Festival: Western
Mix Brasil 17th Sexual Diversity Film Festival: Comedy
Mix Brasil 17th Sexual Diversity Film Festival: Comedy
Mix Brasil 17th Sexual Diversity Film Festival: Drama
Mix Brasil 17th Sexual Diversity Film Festival: Drama

Advertising Agency: Neogama/BBH, São Paulo, Brazil
Art Director: Thiago Cruz
Copywriter: Rafael Quatrocci
Creative Directors: Márcio Ribas, Wilson Mateos
Executive Creative Director: Alexandre Gama

File originali (1, 2, 3)

Un’esplosione di bolle rosa

David LaChapelle ci regala questo fantastico scatto della Lady Germanotta per la copertina del Rolling Stone.

Rolling Stone cover - Lady GaGa by David LaChapelle

Denudata, anche del suo fiocco/corno di capelli, vestita di sole bolle rosa, in universo rosa, forse troppo.

E come dice il mio spacciatore di fiducia:

Sono assolutamente certo che la qui presente sia l’edizione di Rolling Stone del pianetanatale della bolleggiante GaGa (fotografata da LaChapelle). Perché questo lato di galassia non è ancora pronto per tanta arte, sperimentazione, cherry cherry boom boom.
E quel tono di rosa? E’ assolutamente incompatibile con l’occhio umano. Anzi, mi raccomando: non fissatelo troppo a lungo senza indossare degli occhiali con display.

Lady GaGa-RollingStone cover David LaChapelle - HD

Update: cliccando sulla miniatura qui a sinistra potrete scaricare la versione in HD della copertina, ringraziando SuperPop.


The New Yorker cover

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Quella qua sopra è la cover del numero di Giugno del New Yorker, disegnata da Jorge Colombo sfruttando l’applicazione Brushes con un iPhone.

“The best feature of it is that it doesn’t feel like something that was done digitally; quite the opposite,” said Françoise Mouly, the art editor for The New Yorker. “All too often the technology is directed in only one direction, which is to make things more tight, and this, what he did very well, is use this technology for something that is free flowing, and I think that’s what makes it so poetic and magical.”

Questo invece il lancio ANSA:

WASHINGTON, 25 MAG – Difficile dire se diverrà un oggetto da collezionisti, come le celebri copertine disegnate in passato da Saul Steinberg, ma la ‘cover’ dell’ultimo numero della rivista New Yorker segna comunque una svolta: è la prima a essere stata realizzata interamente con un iPhone. L’artista Jorge Colombo ha disegnato una tipica scena di Manhattan, uno scorcio di Times Square con un carretto per la vendita degli hot dog. Ma è la modalità che ha utilizzato a essere innovativa. Colombo ha trascorso un’ora fermo di fronte all’ingresso del Museo delle cere di Madam Tussaud, nel cuore della città, e ha tratto ispirazione dalla scena di vita quotidiana per realizzare il proprio lavoro. Niente tavolozza, tempere e pennelli, però: solo un iPhone dotato del programma ‘Brushes’ per realizzare disegni. “Tra gli altri vantaggi – ha raccontato sul sito web del New Yorker, presentando la copertina – permette di disegnare senza essere notato: la maggior parte della gente pensa che tu stia controllando le mail”. Il magazine ha pubblicato online anche un video che ricostruisce le fasi della creazione della copertina. Fin dalla sua fondazione nel 1925, il sofisticato New Yorker ha fatto delle proprie copertine oggetti d’arte che spesso vengono riprodotti su poster e in volumi. L’autore più celebre resta Steinberg, con 82 copertine e centinaia di disegni per le pagine interne. La sua cover più famosa è probabilmente ‘View of the World from 9th Avenue’, un’opera del 1976 che mostrava un’insolita prospettiva del mondo visto da Manhattan. (ANSA).

via NY Times
via Ansa

Menzione d’onore

Di tutti gli acquisti di ieri, questo è il migliore.

È il Crystal Clear Digital Man’s Watch disegnato da Philippe Starck per Fossil.

Crystal Clear Digital Watch

Display lcd a punti e linee con fondo completamente trasparente, cinturino in caucciù nero con inserti lato display e meccanismo di chiusura in metallo inciso con il logo s+arck

La colorazione più classica per il Fossil by Starck che mi stava meglio al polso. Gli altri candidati erano o enormi per il mio polso minuscolo (l’O-Ring e il Palindrome) o non c’erano (il Veiled; avevano la variante con doppie lancette) o li ho completamente ignorati, per non so qualche motivo (il Cross Digital)

E grazie a quanto non detto da qualcuno, per una volta non ho avuto alcun dubbio sull’acquisto e sono andato (quasi) deciso e diretto verso la strisciata della carta.

Inoltre, anche la scatola è spettacolare (seguiranno foto). Il giusto luogo in cui riporre l’orologio quando non lo si usa, lasciandolo – però – ovviamente in vista.

Folio Collection by Moleskine

Scopro da Sybelle che Moleskine ha lanciato la sua Folio Collection.

Si tratta della famosa linea in grande formato annunciata dalla responsabile di marketing durante l’incontro di presentazione del progetto Milano Moleskinabile.

Un grande formato (A3 o A4) dedicato interamente alla creatività, alla libera espressione e al design, con tantissimo spazio da riempire con disegni, progetti e parole.

Per ora sono 5 i prodotti della collezione:

  • Taccuino a righe : 176 pagine, disponibile nel formato A4
  • Taccuino a pagine bianche: 176 pagine, disponibile nel formato A4 e A3
  • Portfolio: un quaderno a fisarmonica dotato di grandi tasche in cartone e panno, disponibile in formato A4 e A3
  • Tacquino per schizzi: 96 pagine larghe in carta spessa di alta qualità, disponibile in formato A4 e A3
  • Album per acquerelli: 60 pagine, carta pesante, 200 g/m, pressata a freddo, disponibile in formato A4 e A3

Il bello sarà vedere quando arriveranno nei nostri negozi e a che prezzo…

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Fossil + Starck

Dovete sapere che io adoro gli orologi.

Mi riempirei la casa. Da tavolo, a parete, analogici, digitali, a pendolo. Possibilmente di (un minimo di) design (ok, io vorrei questo, ma costa troppo e serve una sala adatta in cui metterlo).

Comunque, ho sempre apprezzato gli orologi da polso di Fossil. Erano carini, giovani e innovativi, col loro miscugli di lancette analogiche e display digitali animati. A partire dai numeri che si muovevano, al display che passava dal colorato allo specchio oppure anche cose tamarre come fiamme, dragoni, fiori.

Ultimamente però Fossil ha perso questa linea e della vecchia linea analogico/digitale è rimasto ben poco. Solo i miscugli più sobri ed apprezzati.

Però ha portato avanti la collaborazione con Starck. Il che significa che potrei volere ogni singolo orologio della collezione.

E di fatti, vorrei tutti questi:

Crystal Clear Digi
Crystal Clear Digital
O-Ring
O-Ring
Palindrome
Palindrome
Veiled
Veiled
Cross Digi
Cross Digital

Moleskine + PoliMi + Fuorisalone

Il giorno prima della partenza per Stoccolma, in università ho assistito ad uno speech con Moleskine.

Milano Moleskinabile 2009Ci hanno infatti illustrato un progetto sul fuori salone: Milano Moleskinabile. Usare un Japanese Album per documentare con foto, disegni, depliant, pensieri il Salone del Mobile in corso in questi giorni a Milano e il Fuorisalone, tutto l’insieme di eventi in giro per Milano (ma soprattutto in via Tortona), fuori dai padiglioni della fiera. Eventi, esposizioni temporanee, aperitivi, conferenze.

Dopo aver illustrato il progetto, la signora Moleskine, responsabile dell’ufficio marketing, ha illustrato brevemente la vita di Moleskine, le origini, le attività, i siti online (MoleskineCity), le iniziative (devo andare in Feltrinelli, piazza Piemonte per il MyDetour!), oltre a anticipazioni sulla linea futura, caratterizzata dal grande formato A4 e A3.

L’iniziativa è interessante ed è stata realizzata per il terzo anno consecutivo. Le Moleskine consegnate agli studenti sono praticamente regalate, l’unica cosa chiesta in cambio è di usarla, viverla, e poi scannerizzarla e concederla per la mostra: un’insieme di moleskine appese al soffitto, un insieme di lingue di carta che raccontano attimi di design.

E il bello è che io riuscirò a fare ben poco. Causa malattia non posso partecipare attivamente. E mi scoccia, sì per il progetto, ma soprattutto perché questa è la settimana più importante per un designer a Milano. Questa è la settimana in cui Milano finalmente vive 24 ore su 24. Questa è la settimana in cui compare un po’ di design a Milano. La definiamo capitale del design, ma a Milano il design dov’è? Non è negli uffici pubblici (sedie e arredamenti orribili, scomodi e via dicendo), non è in giro per la città (panchine? panettoni? fermate autobus?); forse qualcosina si trova nei bar, negli uffici, nei negozi. E il confronto con una città come Stoccolma è lampante da questo punto di vista. Il design era ovunque. Ogni cosa era design, ottima, bella, al posto giusto. Ma al di là dell’aspetto estetico, il design è il progetto del prodotto, della sua qualità, della sua usabilità da inserire nel suo contesto, che sia un ufficio, un bar o la panchina nella pensilina dell’autobus. E non parliamo del design funzionale dei musei. Che con quelli italiani non c’è paragone.

Considerazioni in parte fatte dal/rubate al Byb, passeggiando con febbre per le vie di Stoccolma