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Röyksopp – Happy Up Here

Non so perché. Ma quando ascolto questa canzone, ho sempre il timore che compaiano degli Invaders sopra la città…

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Una buonissima combinazione di computer grafica effetti lo-fi e una massiccia esposizione agli arcade games.
Happy Up Here è retrò, è urbano, è luce, ma è molto più di queste singoli elementi. E’ un puzzle complesso che assume senso dopo diverse visioni. La suggestione space invaders è soltanto un canovaccio, l’elemento immediato: lo stile va ricercato altrove. Nel breve sussultare delle architetture, nelle transizioni sul lettering tipiche di tanta motiongraphics ma qui applicate alla realtà (seppur simulata), nelle tonalità ciano e verdi, desaturate, alle quali ci ha abituato la fotografia di paesaggio contemporanea.

Un piccolo gioiello, da esplorare con attenzione.

Via Motiongraphics.it

Futurismo e sorgenti di luce a Palazzo Reale

Non ho ancora avuto modo di parlare di sabato.

Perchè, dopo una mattinata in giro per BVS con alcuni colleghi di università alla ricerca di impronte per un lavoro di gruppo, sono andato (ovviamente in dolce compagnia) a vedere (finalmente) la mostra sul futurismo a Palazzo Reale.

Inutile dire che prima di metterci in coda, però, ho perso un sacco di tempo a fotografare la struttura in piazzetta reale, liberamente ispirata ad alcune opere dei futuristi e su cui leggere Parole in libertà di Marinetti, piuttosto che Il manifesto futurista in francese, pubblicato su Le Figaro il 20 febbraio 1909 o il Manifesto dell’architettura futurista di Sant’Elia.

Architetture futuriste #3: soldato

Quella struttura, è una figata. Un insieme di colonne formate da triangoli arancio o neri o specchi, con al centro una struttura curva che sale verso l’alto con sopra la riproduzione di un omino stilizzato disegnato da Boccioni (mmm… no, forse no.. Byb, ricordamelo tu!) e una rivisitazione degli intonarumori di Russolo.

Ma il bello è stata la mostra. A parte le prime sale (un po’ deludenti, all’epoca neanche i futuristi sapevano cos’era il futurismo?) e le ultime (con un futurismo che ormai stava andando a morire). Ma le sale centrali erano bellissime. Un sacco di opere, belle, bellissime, magnifiche.

Una mostra che mi ha stupito per i contenuti. Ma che, come al solito, non è stata valorizzata al meglio dall’allestimento deludente (come sempre) di Palazzo Reale.

Al solito le spiegazioni erano pochissime e (per quel poco che ho letto) pessime, per quanto, almeno nella forma grafica, si ispiravano al Libro imbullonato di Depero.

Forme uniche nella continuità dello spazio - BoccioniPessima era anche l’illuminazione, soprattutto in due casi particolari: quella di un quadro dipinto con un grigio argento riflettente, praticamente appiattito e reso quasi opaco dai faretti puntati addosso; ma il peggio l’hanno raggiunto con l’illuminazione di Forme uniche della continuità nello spazio di Boccioni.

L’opera inoltre si sviluppa mediante l’alternarsi di cavità, rilievi, piani e vuoti che generano un frammentato e discontinuo chiaroscuro fatto di frequenti e repentini passaggi dalla luce all’ombra. Osservando la figura da destra, il torso ad esempio pare essere pieno ma se si gira intorno alla statua e la si osserva da sinistra esso si trasforma in una cavità vuota. In tale modo sembra che la figura si modelli a seconda dello spazio circostante ed assume così la funzione per così dire di plasmare le forme.

via Wikipedia

Due faretti potentissimi puntati dall’alto su quella piccola statua, posizionata in basso, attaccata ad una parete. E così la luce trasformava l’opera, facendogli perdere tutta la sua sinuosità, creando delle grosse zone d’ombra che rendevano impossibile vedere tutto il suo sviluppo, soprattutto nelle parti bassi e tutta la parte posteriore, che erano nere, praticamente nere. Altro che chiaroscuri e repentini passaggi d’ombra! Se poi ci aggiungiamo pure il fatto che non ci si poteva neache girare attorno a 360°… Insomma, una delusione. E ci sono rimasto male perché quell’opera mi piace tantissimo, ma vederla così non mi ha permesso di apprezzarla a pieno.

Fiat Adventure by Leo Burnett

Altra pubblicità decisamente carina, simpatica e ben fatta per Fiat Argentina. Perché da noi le campagne di Fiat, soprattutto le stampate, sono semplicemente tremende?

fiatofficepreviewjpgfiathomepreviewjpgfiatfilingpreviewjpgGet out of the world you live in

Advertising Agency: Leo Burnett, Buenos Aires, Argentina
Chief Creative Directors: Seto Olivieri, Pablo Capara
Creative Directors: Luis Sanchez Zinny, Carmelo Maselli
Art Directors: Ammiel Fazzari, Carmelo Maselli
Copywriters: Juan Ignacio Galardi, Matías Eusebi, Luis Sanchez Zinny
Agency Producer: Mariana Haxell
Photographer: Juan Mathe (argentinafoto)
Account Director: Hernán Cuñado
Account Executive: Emanuel Abeijon
Published: June 2008

Via Ads of the World

Welcome to heartbreak

Artist: KANYE WEST feat. Kid Cudi
Song: Welcome to Heartbreak
Director: NABIL nabilphotography.com
Editor: Ryan Bartley
Post: Ghost Town Media
Producer: Kathleen Heffernan
Label: Island Def Jam
Production Co: Partizan

Il video è stato realizzato dalla Ghost Town Media, dopo “mesi di duro lavoro”, come scrivono sul loro sito. Il video è veramente bello. E no, quelli che si vedono non sono errori di compressione, ma effetti grafici voluti. Sbalorditivo. E sarei curioso di sapere quali programmi hanno usato e come hanno lavorato…

Interessanti anche molti altri lavori della casa di produzione, tra cui il video di “Help Me” degli Alcaline Trio.

HDR – That only works backward

hdr-that-only-works-backward

A volte ci sono dei Meme carini, decisamente carini.

Direi che è il caso di questo.

Ecco il gioco:

Queste le regole:
1 – Cliccate qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Special:Random
Il titolo del primo articolo random che vi capita è il nome della vostra band.

2 – Cliccate qui: http://www.quotationspage.com/ (e poi su “Random Quotes” a sinistra)
Le ultime quattro o cinque parole dell’ultima citazione che vi appare sarà il titolo dell’album.

3 – Cliccate qui: http://www.flickr.com/explore/interesting/7days
Terza immagine, non importa qual’è: quella sarà la copertina del vostro disco.

4 – Con Photoshop, create la copertina del vostro disco di debutto.

4,5 -La prima lettera del tuo nome: usa il primo font sul tuo computer che inizia con la stessa lettera

Con la fortuna che mi ritrovo, la mia immagine (favolosa!) era ovviamente protetta e l’ho potuta scaricare solo in bassa risoluzione.

Carino il nome della band: HDR e veramente interessante il titolo dell’album, tratto da questa citazione.

Via Larvotto
e i troppi tag arrivati via FB dai miei colleghi di Bvs Beach

PS: credo si noti ma lo preciso lo stesso: non c’avevo proprio voglia di sbattermi…