Nulla di che. Solo il testo della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Perfettamente animata da Seth Brau per l’Human Rights Action Center. E vale la pena di vedere tutto il video, fino in fondo.
Via Giovanni Re
Nulla di che. Solo il testo della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Perfettamente animata da Seth Brau per l’Human Rights Action Center. E vale la pena di vedere tutto il video, fino in fondo.
Via Giovanni Re
Qualcuno mi aveva battuto sul tempo pubblicando questa pubblicità .
La domanda, però, sorgeva spontanea. Era una fotografia di un Photoshop ricreato nella realtà o un abile fotomontaggio direttamente Photoshop?
Beh… qua sotto la risposta.
Geniale.
Via Giovanni Re
Oggi, durante una delle prime ore di lezione, un professore ha detto:
Chi ha scelto di fare questo percorso, di fare comunicazione visiva, ha scelto di coniugare il lavoro con i propri hobby
Mi sono subito appuntata la frase. Perchè potrebbe sembrare banale, ma è così.
E ora, che l’ho riscritta, la mia testolina ha iniziato ad elaborarla.
Alla fine non era un concetto a me nuovo.
Anni fa, al liceo avevano organizzato una giornata di orientamento con gli ex-studenti del liceo. E un signore, proprietario di un’azienda di grafica, aveva pronunciato parole che mi avevano affascinato.
E’ un lavoro particolare. Non riesci mai chiuderlo, la sera e nel weekend, dietro la porta chiusa del tuo ufficio. Quando sei in giro, per strada, quando guardi la televisione o leggi un libro, pensi sempre al tuo lavoro, a tuoi progetti. Ovunque e in qualsiasi momento ti può arrivare l’ispirazione, l’idea. Quando meno te lo aspetti.
E oggi, dopo le parole dei professori, mi son reso conto che già sto pensando alla possibile consegna che ci daranno settimana prossima. E al lavoro di fine corso che ci hanno già anticipato.
E già in treno, in metro, camminando per strada mi son reso conto di guardare con occhi diversi la realtà che mi circondava. Alla ricerca di un’idea, scomponendo mentalmente le forme che vedevo per arrivare all’elemento base.
Era da un sacco di tempo che non mi sentivo così curioso, così stimolato, così vivo.
Curiosando su Ads of the World ho trovato queste (a mio avviso) bellissime pubblicità , realizzate da TBWA\CORPORATE, disegnate interamente in pixel art da Guillaume Plantevin per Anpe.fr.
E grazie a Google, ecco saltare fuori il sito ufficiale del disegnatore. Come non guardarlo e apprezzarlo?
Sono un fan del floreale. E, per forza di cose, un tappeto così, lo voglio assolutamente.
E’ Ethereal di Esti Barnes per Top Floor: rifinito a mano e disponibile in ogni colore e dimensione. Sbav sbav!
Via Step by Step by Hoshiina
Ero convinto che chi aveva disegnato la copertina di Gomorra di Saviano era un genio.
Poi, qualche giorno fa ho scoperto chi è questo genio.
Si tratta (come ho fatto a non capirlo prima) di Andy Warhol.
Immagine in alta risoluzione qui
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Vedete questi maledetti cubotti in alto a sinistra, quelli con la data?
Bene… ora , finalmente, dopo essere impazziti, funzionano! Tra codici php che non funzionavano per chissà qualche motivo. E a furia di prove, di echo FALSE, the_date, the_time, paramentri e maggiore-punto-di-domanda e pundo-di-domanda-minore, ce l’ho fatta.
E bastava usare un semplicissimo get_post_date.
In ogni caso.. grazie mille a tutti quelli che mi hanno dato una mano.. xlthlx, gattonero, hoshiina, visto che li ho tediati tutti (e fatti impazzire) con le mie vicissitudini piaccappiane.
Google festeggia così l’anniversario della nascita (6 giugno 1599) di Diego RodrÃguez de Silva y Velázquez, grande ritrattista famoso soprattutto per i ritratti dei componenti della famiglia reale di Spagna e altri importanti personaggi famosi dell’epoca.
Il logo riprende, adattandolo, il quadro “Las Meninas“, in cui – tra le varie figure presenti – compare pure Velazquez stesso.
Ma, per qualsiasi approfondimento, vi lascio a Wikipedia…
[mi viene però il dubbio che a me, di questo quadro, qualcuno ne abbia già parlato, durante una conversazione telefonica…]
Proprio qualche giorno fa, sull’altro io digitale che ho qui online, stavo giusto parlando, tra le varie cose, di come, in questo periodo, non me ne frega proprio nulla dell’avere, del volere questo e quest’altro. Perchè non mi servono, sono inutili. E mi basta quel che ho. E quello che possono offrirmi coloro a cui tengo molto.
Eppure oggi è successo. Come mio solito, ho cambiato idea nel giro di pochissimo tempo. Mi è bastato vedere un’immagine. E tre lettere. R. E. Z. Seguite da un HD.
Già . Rez, geniale gioco di Tetsuya Mizuguchi. Quello di Luminees e Meteos. O, ancora prima, quello di Space Channel 5. Un gioco del 2001. Che ho, che ho giocato e che gioco ancora su ps2. Un gioco che mi ha stregato. Con l’arte che sprigiona ad ogni inquadratura. Un’arte astratta, futuristica, semplice. Un arte che mostra un mondo che si evolve, di livello in livello (5, in realtà ). Un gioco che ha osato. E di fatti ha venduto ben poco. Ma quei pochi che lo conoscono, lo apprezzano. Il viaggio verso la Synestesia. L’appagamento dei sensi: la vista, l’udito, il tatto. Perchè in Rez, tutto è collegato. Quel che succede nel mondo digitale da salvare, si riflette sul video, sul sonoro, sulla vibrazione rilasciata dal controller.
Ed ora, questo mio mito del passato è tornato in vita. Anzi, a nuova vita, nello splondore dell’alta definizione in modalità panoramica e con un sonoro in dolby 5.1, grande assente della versione per ps2. Nessun’altra aggiunta. Il gioco è quello.
Ma lo voglio. Voglio immergermi ancora una volta in quest’avventura immerso nel suono del dolby. Ma per farlo, avrò bisogno di una xbox e del Live Arcade. Il che significa comprare. Doh!
Rez è un viaggio. Non uno sparatutto, nè un rhythm game, men che meno un’avventura, ma un trip lisergico ideato da Tetsuya Mizuguchi durante il periodo d’oro di Dreamcast. Il fascino di Rez sta nel fatto di essere stato, ed essere tutt’ora, un gioco clamorosamente contrario alle logiche commerciali, un esperimento artistico ed estroso dettato da quel coraggio di osare e sperimentare che aveva reso Sega così amata dalla community di videogiocatori. Una politica, questa, che purtroppo non ha pagato e che, accompagnata ad una serie di decisioni poco lungimiranti, ha portato alla morte e sepoltura di “quella†Sega.