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Un Mac e una PC

Siamo arrivati quasi alla fine. E’ il Super Tuesday, il giorno defitivo per le primarie elettorali. E lo sto seguendo grazie ad una partnersip tra google e twitter che ha prodotto questo. Molto molto interessante vedere fino a dove le nuove tecnologie si possono spingere, riunendo online informazioni e sensazioni e pensieri con velocità e precisione, lontani dai canoni della carta stampata e delle sue estensioni online.
Ma, senza considerare neanche lontanamente i candidati repubblicani, come non parlare almeno una volta di Hilary e di Obama?
Ma non parlando di loro direttamente. Ma di come compaiono al popolo di internet. E riportando la definizione data loro dal New York Times (e se volete, tradotta in qualche modo dal Corriere.it):

On one thing, the experts seem to agree. The differences between hillaryclinton.com and barackobama.com can be summed up this way: Barack Obama is a Mac, and Hillary Clinton is a PC.
That is, Mr. Obama’s site is more harmonious, with plenty of white space and a soft blue palette. Its task bar is reminiscent of the one used at Apple’s iTunes site. It signals in myriad ways that it was designed with a younger, more tech-savvy audience in mind — using branding techniques similar to the ones that have made the iPod so popular.
“With Obama’s site, all the features and elements are seamlessly integrated, just like the experience of using a program on a Macintosh computer,” said Alice Twemlow, chairwoman of the M.F.A. program in design criticism at the School of Visual Arts (who is a Mac user).
It is designed, she said, even down to the playful logos that illustrate choices like, Volunteer or Register to Vote. She likened those touches to the elaborate, painstaking packaging Apple uses to woo its customers.
[…]
In contrast to barackobama.com, Mrs. Clinton’s site uses a more traditional color scheme of dark blue, has sharper lines dividing content and employs cookie-cutter icons next to its buttons for volunteering, and the like.
“Hillary’s is way more hectic, it’s got all these, what look like parody ads,” said Ms. Twemlow, who is not a citizen and cannot vote in the election.
Jason Santa Maria, creative director of Happy Cog Studios, which designs Web sites, detected a basic breach of netiquette. “Hillary’s text is all caps, like shouting,” he said. There are “many messages vying for attention,” he said, adding, “Candidates are building a brand and it should be consistent.”
But Emily Chang, the cofounder of Ideacodes, a Web designing and consulting firm, detected consistent messages, and summed them up: “His site is more youthful and hers more regal.”

Io, è inutile dirlo, preferisco il primo. Perchè adoro il blu, quei tratti bianchi sfumati, il bellissimo logo di sfondo (che è sempre nascosto dalla pagina), la disposizione armonica e ordinata dei contenuti, sapientemente racchiusi in eleganti menù. E il box strabordante di social link “Obama Everywhere”: Facebook, Myspace, Twitter, Linkedin, Flickr, YouTube, giusto per citare qualche social media conosciuto anche a noi italiani.
Mentre noi, al massimo, ci dobbiamo accontentare del Walter su twitter.

In morbida lana

Ammettelo. Vi conosco. Siete già corsi sull’Apple Store Online per prenotare il MacBook Air. Magari avete pure aggiunto il disco a stato solido per la modica cifra di 899€.

Fra due settimane il bimbo vi arriverà a casa. Ma non avrete la custioda. Volete disperatamente la busta che ha usato lo Steve per presentarlo.

E se volete, potete. Basta ordinare AirMail. Una soffice busta portadocumenti fatta a mano, delle dimensioni esatte per il vostro MacBook. Per ricordare a tutti che MacBook Air è il più sottile notebook sul mercato. E che voi siete assolutamente fighi.

The AirMail laptop sleeve is handmade out of durable upholstery-grade vinyl, and lined with fuzzy, soft fleece. All AirMail sleeves have the same dimensions as standard interoffice manila envelopes, which will serve to remind you — and everyone around you — that your new MacBook Air really is the thinnest laptop in the world!

Sìsì, lo voglio anche io!

There’s something in the air

So che ciò dovrebb essere alla fine del post. Ma a me questo keynote ha lasciato un po’ l’amaro in bocca..

Time Capsule. Come prima cosa lo Steve ha annunciato questa nuova base Airport Express che integra un hd da 500gb o da 1tb che permette il backup “on air” attraverso Time Machine oltre a poter essere usata con Mac e PC come hd esterno. Sì, non male come idea. Peccato per i prezzi (299€ e 499€). La domanda però sorge spontanea. Visto che questa Time Capsule non è altro che una normalissima base airport con hd integrato, non potevano semplicemente “estendere” la compatibilità di Time Machine anche alle altre basi Extreme con hd esterno collegato via usb?

Nuovo Firmware per iPhone e iPod Touch. Google maps con localizzazione, sms a più utenti, personalizzazione della home screen e web clip per avere i preferiti a portata di… tasto home. E basta? Nulla di nuovo sull’SDK? Solo che verrà presentato a febbraio? Boh.. Mentre l’aggiornamento per l’iPod Touch che aggiunge un po’ di web app (tra cui Mail) costa 20$ (17€). Un aggiornamento a pagamento? Perchè? Perchè uno ha fatto l’errore di acquistare il Touch appena uscito? E quelli “nuovi” avranno mail e le altre web app integrate o bisognerà pagare?
Da notare che i rumors trapelati si sono rilevati esatti.

iTunes Movie Rental. I rumors hanno azzeccato di nuovo. Parte la sezione di noleggio dei film sull’iTunes Store. Ci saranno un sacco di film in catalogo; le novità compariranno 30 giorni dopo la loro uscita in DVD e si pagerà 2.99$ (o 3,99$ le novità) per un noleggio. Il file può essere tenuto fino a 30giorni, ma una volta avviata la riproduzione si hanno 24ore per finire la visione. Interessante.
Arriverà prossimamente in USA, entro l’anno nel resto del mondo. E l’Italia? Nessuna data certa. Indubbiamente se e quando arriverà da noi, a livello di prezzi, potrà competere solo con Blockbuster, non certo coi piccoli videonoleggi che fanno pagare di meno. Però effettivamente la comodità di non dover uscire di casa, di fare l’acquisto direttamente via AppleTV (che devi avere, ammenochè non ti vuoi vedere il film sul Mac o sull’iPod).. vedremo!
Parlando di AppleTV, è in arrivo un gustoso aggiornamento software! A parte la compatibilità con Flicker, ora (beh, appena sarà disponibile l’aggiornamento) sarà compatibile con film in HD e audio in Dolby 5.1, si potranno comprare/noleggiare i contenuti dello store senza dover passare attraverso iTunes sul mac o sul pc. Finalmente! Restano i dubbi sul costo. L’entry level in america ha subito un taglio di prezzi: ora il modello da 40gb costa 229$. Che fanno 299€. Non chiedetemi come mai. Se poi si pensa che l’iPod Classic costa 249€ e ha l’hd da 80gb… non so più cosa dire..

MacBook Air. Bello, bello, bello! Piccolo, con una buona potenza di calcolo, finalmente un ultratrasportabile dal design pulito ed elegante (quei vaio TZ sono inguardabili, a mio avviso). E veramente veramente sottile. Vorrei comprarmelo, solo per fare il figo.
Peccato per la ridicola la dotazione di connessioni (una sola usb, ethernet con adattatore esterno usb->eth?). E, se volete avere l’hd da 64gb in memoria allo stato solido (più leggero, più veloce, consuma meno) al posto di un normale HD da 80, preparatevi a sborsare 899€ aggiuntivi. O 19€ se volete l’Apple Remote…
E anche qui, i siti di rumors hanno azzeccato quasi tutto…

Boh. Che tristezza.
Ormai neanche Cupertino riesce a mantenere i segreti.
Ma soprattutto… che cavolo di fine ha fatto il One More Thingâ„¢ a cui lo Steve ci ha abituato?

Design minimal, ma squisitamente raffinato

Stavo meditando questo post da un po’ di giorni. Da quando questo fantastico gingillo è tra le mani. Non è mia intenzione cavalcare l’hype che ha avuto (e ha ancora) questo favoloso gadget hi-tech che al momento non è ancora in vendita. Non è sicuramente il miglior telefono. Forse solo probabilmente è il miglior iPod mai uscito. Ma di sicuro è uno dei migliori smartphone prodotti.

Tanto atteso da tutti e sicuramente degno erede dell’ormai defunto Newton.
C’è chi me lo ha definito un telefono dal design minimal, ma squisitamente raffinato. E lo è. Davanti, un’unico strato di vetro nero protegge lo schermo, circondato da una cornice di metallo luccicante. Dietro, alluminio satinato con la solita meletta morsicata e il piccolo obiettivo della fotocamera, che spunta timida nell’angolo alto a sinistra. Uso della plastica ridotta al minimo, se non nella parte bassa del telefono, che ospita internamente l’antenna e, in rigorosa simmetria rispetto all’attacco dock, microfono e altoparlante.
Un’unico, grosso, tasto. Che porta alla schermata principale. Tutto si fa toccando lo schermo e usando l’intuitiva interfaccia utente. Che stupisce notando alcune chicche che la contraddistinguono. Appoggiare il dito e trascinare l’elenco, la pagina web, la foto per eseguire lo scrolling. E, sotto il tocco del dito, inizia a muoversi. Oppure si da’ un colpettino, una spinta. E l’elenco inizia a correre, con forza propria, per poi rallentare e fermarsi, come bloccato da una qualche forma di attrito. E come non apprezzare la genialità di usare degli interruttori a scorrimento. Non solo per “sbloccare” i tasti, ma anche per spegnere il telefono e per tutte quelle opzioni che prevedono un sì/no. O una ghiera girevole per la scelta delle date o in alcuni moduli sulle pagine web. O il doppio tocco su una pagina web, che zooma in automatico per consenire la migliore visione possibile di quel determinato elemento, foto o testo che sia. Perchè includere una simile forma di simulzione della realtà in un telefonino? Forse la risposta è facile: finalmente, un’interfaccia completamente touch funziona. Rendere reale l’interazione con qualcosa di assolutamente inconsistente. E, abituato ai tocchi, fa quasi strano dover premere, fisicamente, il tasto home per tornare allo schermo principale. Schermo principale che presenta, allineate, tutte le sue colorate icone.
Però l’assenza di un supporto tattile si fa sentire quando bisogna scrivere qualcosa. Anche se basta abituarsi. Ai tasti che si allargano quando sono premuti, al sistema di autocorrezione piuttosto affidabile. Alla possibilità di spostarsi nel testo già inserito semplicemente con una pressione un po’ più lunga che fa saltare fuori una lente d’ingrandimento che aiuta a posizionare il cursore dove serve.
Tutta l’interfaccia è un fiorire di effetti grafici gradevolissimi. Ingrandimenti, riduzioni, rotazioni 3d, schermate che si spostano per lasciare spazio ad altre.
La parte telefonica è perfettamente organizzata. La lista contatti, quella dei preferiti, la schermata per comporre maualmente il numero con tastoni giganti. Gli sms sono organizzati cronoligicamente, per contatto, come fosse una chat, con i messaggi spediti e ricevuti. Peccato per la mancanza degli MMS. Ma chi li ha veramente usati, a parte 3 che mi inoltra di pubblicità?
Safari si dimostra il miglior browser mobile. Veloce, estremamente veloce. E restituisce un rendering preciso delle pagine, peccato solo per la mancanza del supporto a flash. Le pagine si ingrandiscono, rimpiccioliscono, scrollano con le dita. E non manca neanche la possibilità di tenere aperte più pagine in contemporanea, i bookmark e la cronologia.
Per quel che riguarda la gestione della musica.. è un iPod. Che, se messo orizzontalmente, ci delizia con il Cover Flow: tutte le copertine dei nostri album da scorrere, con le dita, come sempre. Un click su una cover e questa ruoterà su se stessa, mostrando l’elenco dei brani. Ottima anche la qualità di riproduzione dei video.
Ottima l’integrazione con il mio iTunes, iCal e Rubrica Indirizzi.
Insomma, avete capito che ho trovato il mio telefono?

Ritrovamenti delle 3 di notte

Ci sono dei casi in cui ti ricordi, come minimo alle 3 di notte, che devi stampare le slide per le lezioni del giorno dopo. Quindi stacchi l’alimentatore del MacBook Pro, che in mancanza di un’altra fonte di energia si spegne. Già, visto che la batteria è rigorosamente fuori dal suo alloggiamento. Perchè mica la vuoi rovinare, visto che il più delle volte usi il portatile sulla scrivania di casa attaccato alla corrente, vero?
Comunque rimetti la batteria nel Signor portatile e lo porti in studio. E svegli mezza casa mentre la laser fa riscaldamento. E mentre mezza casa si sta svegliando, trovi sulla scrivania uno strano cartoncino argentato.. con quello stile di ghirigori che mi piace tanto e quella grafica vettoriale a tinte piatte che adori. Un’invito. Ad un lounge party. A Cannes. E allora pensi a tuo padre con in mano un manhattan, che parla con gli amici cullato dal calmo ritmo di una musica lounge, suonata dal dj di turno. No. No no. Fai marcia indietro e pensi che stai fantasticando un po’ troppo. Pensi che quell’invito l’ha preso e l’ha portato a casa solo per fartelo vedere, perchè sembra aver assimilato che non te ne frega assolutamente nulla di economia e che vivresti solo di pane e photoshop. E pensi pure che nel frattempo stai maturando un certo gusto estetico per certe cose!

E mentre stampi le 25 pagine di slide e mentre scopri che per scannerizzare col MacOS non devi installare nessun driver, guardi il cartoncino argentato e pensi che la grafica di questa bottiglia coca-cola è proprio figa. Anche se mille domande sollecitano i tuoi neuroni. Mamma Coca Cola oltralpe permettere di modificare la bottiglia e usarla così per un’invito ad un happy hour? E poi perchè quel loghetto in basso coke+itunes? Di là hanno ancora quel concorso? Perchè loro sì e noi non più? Perchè 30mila francesi negli ultimi 5 giorni hanno comprato un iPhone e noi chissà quando lo avremo (marchiato TIM, brrr)?
Ah, e devo chiedere al genitore se è andato o no a Fusion Lounge Happ Hour. L’immagine di lui che sorseggia un manhattan mi rimarrà impressa per un bel po’, mi sa…

Tutto è simmetria

Nel mondo del design circolano tante leggende. Altrettante urban legends circolano sul conto di Apple e di Steve Jobs, suo fondatore dall’enorme carisma, capace di aver risollevato l’azienda dalla crisi che l’aveva colpita e di averla guidata per un cammino che l’ha resa pioniera dell’indistria informatica, del design, della musica e del cinema.

Un CEO con un seguito enorme di fan, protagonista di storielline e anedotti e di numerose satire, Re Mida del 21° secolo. E una delle storielle in voga in questi giorni sulla rete è la sua – presunta – fissa per la simmetria e il design.

Preparatevi.

Due viti del pannello laterale sinistro del MacBook sembrano allentate e danno l’impressione che tale pannello non sia ben saldato al resto del computer, come se le viti si fossero spanate e non aderiscano alla filettatura interna.
E ora entra in gioco la leggenda: sembra che gli ingenieri si siano presentati da Jobs con un propototipo del portatile…

Con leggerezza Steve prese il nuovo MacBook, lo capovolse e, indicando la vite non centrata, disse “mettettela al centro”; dopo guardò entrambi i lati del portatile e disse “mettete due viti su questo lato” e allungò il MacBook al team… senza… neanche… aprirlo. 

Così gli ingenieri hanno inserito le 2 viti sul pannello laterale sinistro per nude e crude ragioni estetiche e senza una precisa funzione di fissaggio. Però già che le dovevano inserire..non potevano usarle per fissare meglio il pannello? E la questione simmetria è però relativa, visto che che su un lato ci sono tutte le porte di connessione, sull’altro la fessura dello slot-in del drive cd.

Sottigliezze a parte, sembra che tale leggenda sia confermata. Non solo dai Mac Genius degli Apple Store americani, ma anche dallo stesso design di alcuni negozi: il quadro elettrico è di solito posto nella parte sinistra del negozio, ma ha una sua controparte (ovviamente non funzionante) simmetrica sulla destra.

Da tutto ciò emerge quindi la figura di uno Steve Jobs ossessionato dalla simmetria. Oltre che con una cura maniacale per il design (ma Ive.. fa qualcosa in quell’azieda, o ritira solo i premi?).
Leggenda? Realtà? Nel frattempo le parole del CEO qualche dubbio lo insinuano..

Nel vocabolario della maggior parte delle persone, design significa rivestimenti in legno. Significa decorazione d’interni. È la scelta del tessuto per il copridivano. Per me nulla è più lontano dal significato di design. Il design è l’anima fondamentale di ogni creazione dell’uomo che finisce per esprimersi in consecutivi strati esterni del prodotto o del servizio offerto. 

Tutto e niente

Notevole esempio di successo commerciale. Basato su cosa? Su una questione puramente estetica. Non sulle magliette, non sulla qualità dei prodotti e nemmeno, nell’ultimo caso, sulla qualità dei trucchi. I personaggi sono inesistenti, non possiedono storie, non appassionano e non ci si affeziona. Piace soltanto. Non è come “Hello Kitty” o “Calimero”. Non è come “Emily the strange” o “Blue & Joy”. Eppure ha sempre più successo. A Milano le vetrine d’abbigliamento e le cartolerie sono piene dei suoi gadget.
Curioso, no?
Curioso certamente (tra l’altro il designer è il romanissimo: Simone Legno), ma non del tutto nuovo.
Mi viene da pensare al caso GURU, fenomeno modaiolo divenuto un must in poco meno di un’estate.
Per imporre un marchio, a volte basta trovare i canali di diffusione giusti. Per GURU si scelse (se non ricordo male) la strada di Lele Mora, il quale seppe imporre ai propri “assistiti” i capi con la margherita.
Il resto è storia.

Ma questi come osano parlare così di Tokidoki e paragonarlo anche solo minimamente a Guru? Credo che non si per nulla paragonabile il promuovere una margherita regalando magliette a personaggi famosi con il creare uno stile grafico (per quanto ispirato dai trend giapponesi.. tokioplastic vi ricorda qualcosa?), dei personaggi decisamente “emo” ma comunque molto simpatici e solari, creare un sito con i propri lavori ed essere “notato” da un’azienda di LA? Bah!

E ora Tokidoki, alias Simone Legno, lavora con marchi come Onitsuka Tiger, LeSportsac, HelloKitty ed ha anche partecipato (come relatore) all’Adobe Live Milan 2007 (perchè non ci sono andato, perchè?).

Ricordo anni fa di aver visto alcuni suoi lavori su internet e di esserne rimasto colpito. Dallo stile grafico, vettoriale, semplice e pulito e dalla particolarità dei personaggi. Personaggi che rappresentano morte, mafia, teschi. Ma come non essere stregati dalla simpatia di Adios (cappuccio nero e falce..), della rosata Ciao Ciao, del Bastardino spinoso e di tutti gli altri?

Tutto e niente

Oggi c’è stato il ritorno a lezione in università, dopo una settimana chiuso in casa a studiare, senza mettere il naso fuori neanche per i miei gattoni.. poveri, si saranno mica sentiti trascurati?

Comunque.. una barba di lezione quella di oggi! Sempre a ripetere le solite cose.. e metà aula (di pecoroni) che per principio dice che non ha capito quando la prof chiede se c’era bisogno di rispiegare un argomento di una banalità incredibile (tra l’altro già fatto a statistica.. e lo so pure pure io che non ho ancora seguito il corso interamete/passato l’esame!). E invece con le cose complicate.. tutti zitti… caproni!
Per il resto.. il programma della giornata doveva prevedere lasciare la C’mon (la mia Corsa) dal concessionario, visto che è stata richiamata per un controllo (ma ti pare che io possa essere almeno un po’ fortunato?). Ovviamente le paranoie della genitrice sulla pericolosità del traffico milanese hanno fatto saltare il programma, che prevedeva anche una sosta-Ikea. E a questo a punto, sinceramente.. che se la portino loro dal concessionario, perchè io altri giorni in cui inizio tardi e finisco presto non li ho mica!
Il programma Ikea, ormai saltato, è stato facilmente sostituito con un giretto alle Colonne che portano il mio nome. Scoperto un rossopomodoro da testare assolutamente e visti un po’ di negozietti decisamente interessanti. Tra cui uno che vende anche i prodotti di Tokidoki. Anzi, no.. non è che vende… è lo store ufficiale! E tutti voi ovviamente sapete che Tokidoki è nata dall’estro creativo di un ragazzo italiano.. e ora che c’è anche una linea abbigliamento in collaborazione con Onitsuka Tiger.. voglio la T-shirt! Ma quella con la tigre dalla zanna mozzata!! O al massimo il pupazzetto cagnolino verde con spine Bastardino. Alla modica cifra di 25€. Poco, vero? Però sul sito viene venduto a 12$.. e subito mi sogno di ordinarlo in usa, sfruttare l’euro forte e risparmiarci. Sì, certo: controllo le spese di spedizione e… l’Italia è esclusa!!! Grr.

Tokidoki in Italia è distribuito in esclusiva dal gruppo Fornari

E figuriamoci se con i monomarca presenti (UNO!) permettevano la vendita online.. vabbè, vorrà che prima o poi farò un raid in quel negozio. Certo che però con tutto quello voglio, c’è da spendere un capitale!