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I need U from the salone/fuorisalone

Questo è un palese ultiizzo privato di spazio pubblico. Ma prometto che non lo faccio più. O forse sì?

Come già accennato, partecipo anche io al progetto “Milano Moleskinabile“, ma causa lunga e prolungata malattia sono stato chiuso in casa (e ci starò praticamente fino alla consegna del progetto) e mi son perso ogni momento del Salone/Fuorisalone.

Così ho pensato di rendere la mia Moleskine una veloce carrellata sul “Salone visto con gli occhi degli altri”, utilizzando ogni tipo di materiale correlato (foto/parti di brochure/disegni/commenti), anche in formato digitale, che poi mi occuperò io di trasferire con tecniche variabili sulla Moleskine.

Ad ogni materiale, sarà dedicata un pagina, con anche alcune informazioni sull’autore: mi piacerebbe tanto avere foto, nome, nick, età, lavoro, bio di una riga, sito internet/blog e un commento sul materiale (positivo o negativo)

Al fine dell’utilizzo di materiali di altri, ricordo che il progetto è – dal mio punto di vista – senza fini di lucro: se vinco, al massimo espongono la mia Moleskine in uno dei Detour Moleskine in giro per l’Italia (Mondo?) e tanta tanta tanta (si spera) fama.

E ogni materiale utilizzato, come già anticipato, verrà attribuito al legittimo proprietario e ogni dato del proprietario che vorrei pubblicare potrà essere omesso, tranne (per favore) il commento sul materiale, che – bene o male – dovrebbe essere un elemento molto importante nel progetto.

Sulla mia Moleskine porrò una licenza Creative Commons di attribuzione / distribuzione allo stesso modo:

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cc-by-saThis license lets others remix, tweak, and build upon your work even for commercial reasons, as long as they credit you and license their new creations under the identical terms. This license is often compared to open source software licenses. All new works based on yours will carry the same license, so any derivatives will also allow commercial use.

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Una volta finito il lavoro, mi preoccuperò di fare le scansioni e caricarle online, con l’ennesimo post proprio con su questo stesso blog e con un immancabile Flickr Album.

Se volete darmi una mano, potete contattarmi all’indirizzo: mail @ meornot . net ma vi chiederei gentilmente di farlo il prima possibile, vista la vicina dead line della consegna dell’elaborato.

Information graphic: “How a product is made”

L’information grafics o infographics o, per dirla all’italiana, l’infografica è un rappresentazione di informazioni, dati o conoscenze. Questi grafici sono utilizzati quando è necessario spiegare in modo veloce e chiaro delle informazioni complesse, come segni, mappe, informazioni giornalistiche, specifiche tecniche o anche nel campo dell’educazione. Sono usato in modo esteso dai matematici, dagli statistici e dagli esperti informatici per semplificare il processo di sviluppo e comunicazione delle informazioni concettuali.

Ok. Tutto questo è solo un lungo preambolo (copiato da questa voce in inglese su Wikipedia) per spiegare cos’è che mi fa entrare un po’ di $$ sul conto corrente.

E tutto questo semplicemente per spiegare perché di fronte a infografici complessi come quello qua sotto rimango sbalordito.

funnelinc_howbooksrmade

È un grafico semplicemente spettacolare, realizzato da quelli di Funnel Inc. Non solo dal punto di vista tecnico, ma – e soprattutto -anche dal punto di vista concettuale. L’organizzazione delle informazioni, la visualizzazione grafica delle fasi del processo di produzione di un libro. È un grafico che puoi realizzare solo dopo giorni e giorni di lavoro, con qualcuno che ti dia più informazioni possibili su ciò che devi creare e con l’aiuto di un illustratore. Cosa che purtroppo non è possibile fare nel lavoro di tutti i giorni.

E quindi, oltre a guardare questo grafico con ammirazione, lo guardo anche con un po’ di invidia.

A confronto

Prima mi son messo a curiosare sui vari blog che frequento. E mi sono imbattuto, sul blog di Skymino, in due loghi. E ho iniziato a confrontarli.
Deformazione professionale?

Questo è il logo per la candidatura di Izmir per l’Expo 2015.
Due colori, grigio e verdino acido. Un logo stilizzato, che sembra un fiore che nasce dall’Expo e che sicuramente richiama qualcos’altro, ma non sono così informato. La scelta di un font moderno e leggero. Con l’indicazione dell’anno ancora più light e messa di traverso, come se non fosse così tanto importante.
Moderno, semplice, efficace.

Poi abbiamo questo:

Il “nostro” logo. Il logo per la candidatura di Milano.
L’uomo di Leonardo al posto della “X”; un mondo al posto della “O”. Molti colori: nero, rosa e azzurro per l’uomo di leonardo; un’altra tonalità di rosa/beige e un’altra tonalità di azzurro, questa volta più scuro, per il mondo; il blu per il filetto sotto lo slogan. L’uomo altamente stilizzato, mentre il mondo con una luce spot che gli da’ un effetto 3d. L’indicazione dell’anno sopra la “E”, allineato col margine sinistro della stessa lettera, ma non con quello destro. E per quanto il margine superiore di 2015 sia allinato col margine superiore del cerchio dell’uomo, si crea uno stacco con la metà destra del logo stesso che, lì in alto, è vuota.
A me sembra banale, poco ricercato, pasticciato. Non è per nulla in linea con le tendenze attuali della grafica e della comunicazione, che puntano a loghi netti e stilizzati, di pochi colori.
Va bene il fortissimo rimando alla nostra tradizione culturale, ma tale rimando, a mio umile avviso, è gestito malissimo.

Ketty Metty

Direi che siamo tutti stufi. Di questi partiti che non pensano alle nostre vere esigenze. Ma meno male che ora è arrivato il partito perfetto. E’ il Partito del Ketty Metty.

Basta con i falsi problemi, basta con le campagne elettorali tutto fumo e niente arrosto… basta coi partiti finto democratici e con i partiti delle apparenti libertà… basta con le cose rosse o bianche… è “nell’aria” (come dice Marcella Bella, ispiratrice – tra le altre – del movimento) il vero cambiamento… l’Italia s’è desta… ed è pronta a rispondere ai veri interrogativi della vita in maniera solida, pratica…concreta. Nasce così il vero partito nuovo delle elezioni 2008… la realtà politica, culturale e sociale che può veramente aiutarci a risolvere i reali problemi quotidiani ed a dare un senso alla vita politica di questo paese… nasce così il Partito del Ketty Metty. 

Ringraziando La Pina che nel suo programma radiofonico Pinocchio su Radio Deejay ha dato voce a questo nuovo partito. E ringraziando il Byb che, col suo post, mi ha ricordato che da tempo, anche io volevo fare un post a riguardo.

Gli italiani ormai sono pieni di dubbi… il tesoretto, c’è o non c’è? Mastella da che parte sta? Laici o cattolici? Zuppa o Panbagnato? Britney o Lindsay? Ma soprattutto…te, Ketty Metty?? Questo l’angoscioso dubbio che ciscuno di noi vive ogni mattina di fronte a un impietoso specchio e ad un armadio che sembra sempre non avere quello che serve per affrontare con orgoglio italico la giornata e i suoi dilemmi.
Il Partito del Ketty Metty sa… sa come migliorare la vita quotidiana di tutti noi… il Partito del Ketty Metty sa rispondere ai veri interrogativi di ogni giorno… il Partito del Ketty Metty (PDKM) ha la ricetta per il benessere della gallina italiana… il PDKM sa consigliarti l’outfit (fisico e mentale) con cui dare la marcia in più a questa nazione che, non dimetichiamolo, è l’unica fatta a forma di stivale… col tacco (12).

Ed ecco quindi qui per voi una primissima bozza del manifesto (by me) del partito, in attesa che arrivi quella ufficiale. E sempre nell’attesa, gli 11 punti del programma si possono anche ascoltare.


E ricordate. Votate, votate, votate!
Perchè è un sacrosanto diritto in una democrazia stivalesca come la nostra.

Modern times

E così, sono entrato ufficialmente nel mondo dei pendolari della grafica. Sono entrato nel mondo del lavoro in open-space con melette morsicate ovunque. Sono entranto nel mondo del gossip da ufficio, fatto di occhiate, bisbigli e chiamate (rigorosamente VoIP) da un’interno all’altro, con tanto di cuffia con microfono, mica alzando la cornetta!
Già, perchè questa settimana, con un po’ di anticipo rispetto al preventivato, ho iniziato il mio primo, nuovo, ufficiale lavoro. Dopo due giorni le cose che posso dire sono ben poche.. il gruppetto di colleghi sembra ben affiatato (con tanto di coppietta interna al gruppo) e per ora mi ci trovo bene. Mi trattano come uno che non sappia a cosa serve neanche il mela-c (e qui..) anche se, bene o male, queste cose non sono affatto nuove per me. So che conviene salvare spesso perchè Quark è una brutta bestia, soprattutto quando deve importare immagini o eps. So cos’è una manchette, un piedino e un piedone. So che i nr di pagina vanno a destra per le dispari, a sinistra per le pari e che bisogna sempre controllare la data sulle pagine. So che le foto vanno schiarite perchè in stampa vengono molto più scure, anche se io preferisco farlo con le curve, mentre una lavora con i livelli, l’altro – il mio responsabile – con luminosità/contrasto. Scuole di pensiero diverse.
Però tutto ciò mi consola. Perchè vuole dire che tutto ciò che ho precedente imparato autonomamente sul buon grafico/impaginatore di free-press è stato giusto e corretto.
L’orario di lavoro è quello che si adatta a me. Dalle 15-15.30 fino a quando si finisce. Ieri le 23, oggi le 23.30. E poi di nuovo macchina, autostrada, casa. Sì, sa, sono un animale notturno. E quindi tutto sommato mi va bene. Ma stare 8 ore di fila, praticamente senza pause (si può considerare pausa l’aperitivo di un quarto d’ora verso le 7 al bar sotto l’ufficio?), davanti il computer a fare task ripetivi e ben poco creativi è particolarmente pesante.
Ma al momento, però, mi sento un po’ limitato.. è che arrivo da una condizione lavorativa in cui tutto fanno tutto, per forza di cose. E mi ritrovo invece ad avere un compito specializzato. Quello e solo quello. Perchè oggi, che eravamo in attesa del lotto e del sudoku e non potevamo chiudere la pagina, non potevo far altro che girarmi i pollici. Finchè la collega addetta a creare la tabella non l’avesse fatto. Collega che però era impegnata in qualcosa di ben più importante. Fosse stato per me, avrei doppio cliccato quel .ai sul server ed inserito i numeri. Ma non si poteva fare. Non era mio compito.

Molte teorie nacquero intorno al fatto che il lavoro altamente ripetitivo e meccanico richiesto agli operai dell’epoca nelle catene di montaggio provocasse alienazione della psiche, e disturbi motori negli operai stessi. 

Serata di ordinaria follia

Sono a casa, dovrei andare a letto. Ma come non parlare prima di quanto amo i miei clienti?
La serata lavorativa è iniziata con una pubblicità. Una bellissima pubblicità per una gioielleria fatta dalla mia collega. Sfondo nero, un bellissimo fiocco di stoffa rossa, nome e indirizzo in alto, loghetti delle varie marche allineati in basso. Loro avevano voluto il rosa su nero.. ed era venuta veramente bene! Una di quelle pubblicità che non puoi non notare. Beh.. a distanza di un giorno. Hanno cambiato idea. La vogliono nera su rosa. E tocca a me il “ma tanto basta solo invertire i colori, no? E voglio i loghi più grandi. E pure le foto dei gioeilli”. Ovviamente i loghi inviati erano pessimi. E sulla rete non pretendevo di trovare i vettoriali, ma almeno dei raster decenti! Loghi che ovviamente erano bianchi su fondo nero. E provate voi a invertire e ritagliare una roba così piccola. E così ho barato: è rimasta la striscia nera dei loghi in basso. Il resto dello sfondo era un rosa che sfumava al bianco in diagonale (banalissimo). Poi due cornicine con le foto dei gioielli e una patetica scritta. Insomma. Accontentare il cliente ha significato distruggere una bella pubblicità per ottenerne una banale. E non ditemi che dovevo tenere il fiocco nero su sfondo rosa. Per piacere!!
Poi è stato il momento di un grosso negozio di abbigliamento. Un grosso negozio di abbigliamento che ha esordito, mesi fa, inviandoci un .jpeg in bianco e nero. Che dovevamo stampare a colori. Certo, come no. Tanto i computer fanno tutto, vero? Poi ci ha fatto avere dell pubblicità a colori.. fatte da uno studio di grafica per un altro giornale. E a noi giravano i file in bassa risoluzione (da cui copiare il layout) più le foto (pessime) dei modelli da ritagliare. E così, ogni settimana. Perchè il modello tal dei tali non andava bene. O perchè il blu non era blu (leggasi: io odio la tipografia!). E tutte le volte sempre lo stesso discorso. Ma alla fine, oggi pomeriggio (si va in stampa domani mattina…:S).. le abbiamo avute. Le pagine patinate da cui provengono le foto. Scansione ad una risoluziona adeguata. Scontorno venuto bene, visto il – finalmente – buon materiale di partenza. E la pubblicità, dopo mesi, ha raggiunto il livello qualitativo che si merita. Ma non potevano farmi avere queste pagine patinate mesi fa???
Infine.. è arrivato il momento dell’ultima pubblicità. Era ormai un nuovo giorno.. e la creatività mancava. Ma ho risolto anche quella. E gli altri dicono che sia venuta bene. Ma non mi fido di loro perchè sono di parte. E mi gusterò il risultato del solito “fammi grande il logo“. Logo che mi è stato inviato inglobato in un file excel. E che, una volta estrapolato, era di ben 100x80px. Vettorializzazione automatica dai pessimi risultati. Vettorializzazione a mano difficilissima e lunghissima. Gliel’ho lasciato raster. E vedremo se capiscono cosa vuol dire non farmi avere il materiale adatto (ma possibile che non ci si UNA e dico UNA società che abbia il proprio logo?). No, ma perchè mi illudo? Capiranno solo che io non so fare il mio lavoro.

Ingrandisci il logo

Quante volte al povero grafico è capitato di dover rifare il layout di una pubblicità o addiritturittura di un’intero catalogo perchè il cliente voleva il logo più grande, o più attraente, con stelline e colori sgargianti?

Beh, ora il povero grafico non dovrà più rimettere mano a tutto il suo lavoro: ora c’è Make My Logo Bigger!!!Basterà indicare il sito al cliente e quest’ultimo potrà acquistare da solo il prodotto che più gli interessa. Sempre sul medesimo sito il cliente potrà visionre un video veramente ben curato che spiega le fasi della (semplicissima) procedura di applicazione del prodotto.

Il paradosso del grafico

Se vi capita di vedere su un giornale o un quotidiano una foto sbiadita o troppo scura, non prendetevela col Grafico. Nel 99% dei casi si rientra nel paradosso del grafico, nel restante 1% il Grafico è un grafico oppure non esiste.

Già, perchè nel momento in cui il grafico si trova davanti ad una qualsiasi foto/immagine, sa che la deve ritoccare. Sistemare i colori, mettere in risoluzione, regolare la luminosità. E sa questa foto passerà anche il suo amato/odiato Tipografo.
Il problema è che si necessitano a vicenda: come può il Grafico mostrare al mondo il suo capolavoro senza il Tipografo? E se non ci fosse il Grafico, cosa stamperebbe il Tipografo? Di qui l’amore.
Però quasi sempre Grafico e Tipografo non si capiscono. Sono esseri speciali. Per comunicare non hanno bisogno – come tutti i comuni mortali – di parole, di suoni. Gli basta poco. Un computer e quei magici file che si chiamano PDF, tanto decantati perchè assicurano il WYSIWYG, il What you see is what you get. E vi sfido a pronunciarlo! Dopo però non avercela fatta, vi svelo il mistero: la traduzione corretta in italino, forse un po’ alterata per spiegare il nostro paradosso, indica che quel che (tu Grafico) vedi è quel che (tu Tipografo) ottieni”. Ma non vi cruciate. E’ falso. E il Grafico e il Tipografo non hanno successo nel comunicare con i loro preziosissimi PDF. E di qui l’odio.

Ma torniamo alla spiegazione. nel momento in cui il grafico si trova davanti ad una qualsiasi foto/immagine, sa che la deve ritoccare. Sistemare i colori, mettere in risoluzione, regolare la luminosità. E sa questa foto passerà anche il suo amato/odiato Tipografo.
Ma semplifichiamo il tutto e poniamo due soli possibili interventi: schiarire/non schiarire. La dimostrazione potrà poi essere estesa per analogia a tutte le infinite combinazioni di modifiche effettuate dal Grafico sulla base delle infinite condizioni di partenza dell’immagine.

Il Grafico decide di schiarire l’immagine, ma non troppo, perchè sa che il suo Apple Cinema Display è infinitamente più luminoso di una qualsiasi carta non fosforescente. Crea il già citato pdf e lo invia al Tipografo, che, dopo le magie del Ciano Magenta Giallo Nero, otterrà una ottima stampa. A suo dire. Perchè per il grafico sarà inevitabilmente troppo chiara. Talmente chiara che quell’unico dettaglio che dava senso all’immagine stessa e che il grafico ha tentato di salvaguardare è irrimediabilmente invisibile agli occhi dei più.

Così, preparando la pubblicazione successiva del suo quotidiano/settimanale/mensile il Grafico, per ipotesi di fronte alla medesima foto, deciderà di tenerla più scura, visto che il Tipografo la volta precedente l’ha schiarita e di molto. Ma questa volta i 4 inchiostri renderanno una foto scura, ma scura, ma scurissima. Ed ancora una volta non andrà bene.

E la volta dopo il Grafico tenterà di farla chiara. Ed uscirà chiarissima. E dopo tenterà di farla scura. E verrà scurissima.

Il Grafico penserà allora che è solo questione di statistica. Se tiene un comportamento uniforme per le foto, nel tempo, statisticamente parlando, ci potrebbero essere delle foto chiare schiarite dal Tipografo (e non va bene) così come delle foto chiare scurite dal Tipografo (e allora va bene).

Ma anche questo sensato ragionamento non funziona. La statistica non è fatta per la carta stampata. Ed è persino un’assioma. Così è. Ed tanto indimostrabile tanto quanto è vero.

E alla fine di tutto ciò cosa fa il povero Grafico sconfitto dalla crudeltà del mondo? Niente, continuare a fare il suo lavoro nel migliore dei modi. E non pensa più a barbari trucchi che potrebbero far stampare al Tipografo la cosa giusta.