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Cose che non c’entrano

Finalmente abbiamo visto Inception.

E ora ho tante cose in testa, che boh, non so veramente da dove cominciare. No, non sono legate al film, ma a quello che mi sta succedendo ultimamente, perché mi rendo che questo spazio sta cambiando e forse voi pochi lettori ultimamente non sapete più nulla di me, a parte quando scrivo per sfogarmi.

E comunque, cosa mi sta succedendo ultimamente? Beh, io lo direi con una sola parola: nulla.

O meglio, il tutto ripetuto sempre uguale, che alla fine equivale al nulla. Le corse, gli orari sballati, le lezioni, gli amici. Boh.

Sono in una fase in cui tiro avanti in qualche modo, con la differenza che dovrei sfruttare questi mesi per gettare qualche base solida per il futuro e invece mi infilo in un casino dietro l’altro e non riesco ad uscirne e va a finire che il modo migliore per uscirne è non fare nulla e lasciare che sia il tempo a cambiare le cose ma ahimè non le cambia.

Mi rendo conto che sto sfilacciando alcuni rapporti, ma non perché ne stanno sorgendo di nuovi, ma semplicemente perché non sono mai nel momento adatto per alimentarmi. È un periodo in cui la gente mi rincorre e io sfuggo una volta, due volte, tre volte.

Poi, certo, ovvio, mi offendo quella volta che succede a me e non è tanto corretto, ma mi rendo anche conto che paragono una cosa ai limiti del metaforico (sopra) ad una situazione e un caso specifico in cui mi viene solo da pensare: stronzi.

E quindi, niente.

Me ne vado a letto che forse è meglio

Ti trovo bene. Ma mi sei deperito?

C’è che qualcuno qualche giorno fa mi ha detto che mi trovava veramente in forma e chiedeva pure se avevo messo su qualche chilo, perché mi vedeva veramente bene.

Poi qualcun altro mi ha detto invece che mi trovava smagrito e deperito e con una brutta cera (ok, le parole esatte non sono queste, ma il significato circa).

Oggi ho finalmente capito a chi dare ragione. E credo sia il secondo. Perché sono giorni che ho orari sballati, mangio malissimo e poco perché mi manca completamente l’appetito e al massimo mi ritrovo la notte a mangiare schifezze, come patatine e sacchetti di pop-corn scaldati al microonde.

E poi c’è l’ansia, l’ansia per quel lavoro che non capisco perché faccio così fatica a portare avanti. L’ansia dei problemi, dei css che sballano, dei temi cancella-e-rifai-tutto che forse è meglio, l’ansia delle email e di quelle paure irrazionali che mi mandavano in crisi tutte le volte che guardavo la inbox di gmail.

E i pianti notturni, che ormai son diventati un appuntamento fisso.

E sì, sto male e sono il solito coglione che non è in grado di parlarne e che sorride e risponde grugnendo con un sì certo tutto bene.

Forse dovrei imparare ad aprirmi di più con chi mi vuole bene, ma forse sono ancora troppo testardo e orgoglioso per riuscire a chiedere aiuto.

Settembre meno due

Che poi, niente. Così all’improvviso arriva settembre e inzia l’ansia, con due esami troppo presto e che devo passare, con un lavoro troppo lungo e difficile da portare a termine il prima possibile, con l’altro lavoro messo in standby causa ferie estive e quello collegato da iniziare, uno che boh chissà se parte, un altro che forse invece era meglio lasciar perdere.

È successo lunedì, ma ne parlo solo ora

Settimana piena, pienissima.

Una festività passata sui libri, che non è ancora finita. E neanche i libri, in realtà.

Un po’ di tempo rubato per “giocare” con un’installazione di prova di WordPress 3.0, provare le nuove funzioni, abituarsi al leggero restyling dell’interfaccia di admin e testare alcuni plugin che potrebbero farmi comodo per un nuovo lavoro.

Già, il nuovo lavoro.

Voglia di parlarne, perché l’intera situazione mi piace, mi stimola, mi affascina. Lunedì ne ho avuto solo un piccolo assaggio, ma mi è bastato per capire l’aria che si respira, i brainstorming, la possibilità di lavorare accanto a persone più che preparate, alcune delle quali ho già avuto modo di conoscere.

Insomma, tutto un’altro mondo rispetto al vecchio open-space.

Però tutto ciò porta anche una certa ansia, collegato a quanto traspare di quello che sono tra i bit dell’online.

Forse qua sopra parlo troppo di me e sono troppo lamentoso e non so se voglio che chi mi dà lavoro legga queste pagine. Su Facebook forse sembro troppo monotematico e dannatamente pop-trash. Su friendfeed forse il problema non è quanto scrivo, ma tutti i commenti che lascio in giro, su post assolutamente variegati.

Mi viene voglia di un altro dominio, con tutto un altro genere di contenuti. Mi viene voglia di azzerare gli account di twitter e di friendfeed e ricominciare tutto da capo. Per dare tutta un’altra immagine di me. Più seria, più professionale, evitando tutte le cavolate.

Eppure boh.

Forse ora è meglio ributtarsi sui libri. La notte è giovane, l’esame è lì che mi attende e per queste cose c’è sempre tempo.

Tempismo di un anno I numero 1

È andato.

E sono persino decisamente soddisfatto del lavoro. E tutto grazie alla scossa positiva data dall’ultimoarrivatoâ„¢.

Ci sono alcune pagine che non mi piacciono ed è un peccato. Avevo detto da tempo che non andavano bene ma alla fine non c’è stato modo di cambiarle, presi dagli ultimi ritocchi dell’ultimo momento.

Settimana prossima vedremo le reazioni. Incrociate le dita.

E anche se alla fine non lavorerò più con loro, mi sono affezionato a questo progetto.

Se solo fosse arrivato prima.

Tutta questione di tempismo, no?

È che a volte sparisco

Capita, ragazzi.

È iniziata l’università – ed è un massacro. Faccio ancora qualche ora a lavoro, per tutta una serie di noiosi motivi che non sto a spiegarvi.

Per questo mese non ho praticamente tempo, per far nulla.

In tutto questo, ne risento un po’.

Mi mancano tante cose da poter fare. Vedere gli amici, stare da soli noi due, fare un giro a Bergamo, andare al cinema per Bastardi senza gloria, Discrict9 e – soprattutto – Up, che vorrei vedere in digitale 3D all’Arcadia di Melzo ma – ahimè – è giusto un po’ dall’altra parte della provincia.

Passato questo mese di fuoco, dovrei tornare ai classici regimi di un universitario. Avere – si spera – un po’ di tempo libero e poter fare qualcosa.