Archivi tag: Milano

Grandi bigiate

E così anche quest’anno mi sono perso il Wordcamp. Questa volta, però, volontariamente.
Un po’ di pentimento per non esserci stato c’è, ma poco. Non c’era l’occasione di conoscere dal vivo un paio di web-friends a cui tengo molto, non c’era l’occasione di vedersi con un felino scuro, ma soprattutto c’era l’invito a fare di meglio, in migliore compagnia. Una bella giornata di relax, lontano da un posto che sento sempre meno mio.

It has been a long, long day for a shopaholic like me

Mattina decisamente intensa, in quel di milano.

Cuctus Pups rosso di Tokidoki:

Cactus Pups rosso by Tokidoki

7,20€, in contanti


Camicia viola di Zara:

Camicia viola di Zara

24,90€, con Mastercard


Cintura 100% cuoio di Zara:

Cintura di Zara

24, 90, con Mastercard


Polo a righe di Zara:

Polo di Zara

24,90€, con Mastercard


Cravatta di Nara Camicie:

Cravatta di Nara Camicie

19€, con Mastercard


Cravatta a righe bianche e viola, da Andriew’s Tie:

Cravatta di Andrew's Tie

23€, con Mastercard


Orologio Crystal Clear Digital by Starck di Fossil:

130€, con Mastercard


Pranzo per due da McDonald:

12,60€, col bancomat


Due SIM Tutto 3:

Due sim Tutto 3

20€, con Mastercard


Pila sostitutiva per il vecchio orologio Fossil:

Pila sostitutiva vecchio Fossil

7€, con Mastercard.
Errore nella transazione, pagamento rifiutato.

7€, con il bancomat.


Felicità quanto basta e ottima compagnia:

non ha prezzo.

Ci sono cose che non possono comprare.

Per tutto il resto, c’è Mastercard.

Telefilmfestival ’09

È iniziato oggi il Telefilm Festival 2009, qui a Milano.

Dal programma che avevo visto ieri, ci sembrava un po’ sottotono, rispetto all’edizione di ieri.

E invece oggi le grandi scoperte.

Uno sguardo veloce al programma completo distribuito alla conferenza stampa di oggi. La terza stagione di Skins, la seconda di Greek, 24 Redemption, True Blood.

Pochi nomi per essere sicuro di una cosa: ci voglio andare!

[orari permettendo, ovviamente]

E giusto per gradire, la mia collega è tornata in ufficio con un sacco di cartelle stampa interessanti, che mi divorerò il prima possibile. E mi ha portato il boxset della prima serie di The O.C., la spilletta di Gossip Girl e il limone di Yes, we lemon!

I need U from the salone/fuorisalone

Questo è un palese ultiizzo privato di spazio pubblico. Ma prometto che non lo faccio più. O forse sì?

Come già accennato, partecipo anche io al progetto “Milano Moleskinabile“, ma causa lunga e prolungata malattia sono stato chiuso in casa (e ci starò praticamente fino alla consegna del progetto) e mi son perso ogni momento del Salone/Fuorisalone.

Così ho pensato di rendere la mia Moleskine una veloce carrellata sul “Salone visto con gli occhi degli altri”, utilizzando ogni tipo di materiale correlato (foto/parti di brochure/disegni/commenti), anche in formato digitale, che poi mi occuperò io di trasferire con tecniche variabili sulla Moleskine.

Ad ogni materiale, sarà dedicata un pagina, con anche alcune informazioni sull’autore: mi piacerebbe tanto avere foto, nome, nick, età, lavoro, bio di una riga, sito internet/blog e un commento sul materiale (positivo o negativo)

Al fine dell’utilizzo di materiali di altri, ricordo che il progetto è – dal mio punto di vista – senza fini di lucro: se vinco, al massimo espongono la mia Moleskine in uno dei Detour Moleskine in giro per l’Italia (Mondo?) e tanta tanta tanta (si spera) fama.

E ogni materiale utilizzato, come già anticipato, verrà attribuito al legittimo proprietario e ogni dato del proprietario che vorrei pubblicare potrà essere omesso, tranne (per favore) il commento sul materiale, che – bene o male – dovrebbe essere un elemento molto importante nel progetto.

Sulla mia Moleskine porrò una licenza Creative Commons di attribuzione / distribuzione allo stesso modo:

Attribution Share Alike

cc-by-saThis license lets others remix, tweak, and build upon your work even for commercial reasons, as long as they credit you and license their new creations under the identical terms. This license is often compared to open source software licenses. All new works based on yours will carry the same license, so any derivatives will also allow commercial use.

View License Deed | View Legal Code

Una volta finito il lavoro, mi preoccuperò di fare le scansioni e caricarle online, con l’ennesimo post proprio con su questo stesso blog e con un immancabile Flickr Album.

Se volete darmi una mano, potete contattarmi all’indirizzo: mail @ meornot . net ma vi chiederei gentilmente di farlo il prima possibile, vista la vicina dead line della consegna dell’elaborato.

Moleskine + PoliMi + Fuorisalone

Il giorno prima della partenza per Stoccolma, in università ho assistito ad uno speech con Moleskine.

Milano Moleskinabile 2009Ci hanno infatti illustrato un progetto sul fuori salone: Milano Moleskinabile. Usare un Japanese Album per documentare con foto, disegni, depliant, pensieri il Salone del Mobile in corso in questi giorni a Milano e il Fuorisalone, tutto l’insieme di eventi in giro per Milano (ma soprattutto in via Tortona), fuori dai padiglioni della fiera. Eventi, esposizioni temporanee, aperitivi, conferenze.

Dopo aver illustrato il progetto, la signora Moleskine, responsabile dell’ufficio marketing, ha illustrato brevemente la vita di Moleskine, le origini, le attività, i siti online (MoleskineCity), le iniziative (devo andare in Feltrinelli, piazza Piemonte per il MyDetour!), oltre a anticipazioni sulla linea futura, caratterizzata dal grande formato A4 e A3.

L’iniziativa è interessante ed è stata realizzata per il terzo anno consecutivo. Le Moleskine consegnate agli studenti sono praticamente regalate, l’unica cosa chiesta in cambio è di usarla, viverla, e poi scannerizzarla e concederla per la mostra: un’insieme di moleskine appese al soffitto, un insieme di lingue di carta che raccontano attimi di design.

E il bello è che io riuscirò a fare ben poco. Causa malattia non posso partecipare attivamente. E mi scoccia, sì per il progetto, ma soprattutto perché questa è la settimana più importante per un designer a Milano. Questa è la settimana in cui Milano finalmente vive 24 ore su 24. Questa è la settimana in cui compare un po’ di design a Milano. La definiamo capitale del design, ma a Milano il design dov’è? Non è negli uffici pubblici (sedie e arredamenti orribili, scomodi e via dicendo), non è in giro per la città (panchine? panettoni? fermate autobus?); forse qualcosina si trova nei bar, negli uffici, nei negozi. E il confronto con una città come Stoccolma è lampante da questo punto di vista. Il design era ovunque. Ogni cosa era design, ottima, bella, al posto giusto. Ma al di là dell’aspetto estetico, il design è il progetto del prodotto, della sua qualità, della sua usabilità da inserire nel suo contesto, che sia un ufficio, un bar o la panchina nella pensilina dell’autobus. E non parliamo del design funzionale dei musei. Che con quelli italiani non c’è paragone.

Considerazioni in parte fatte dal/rubate al Byb, passeggiando con febbre per le vie di Stoccolma

Ci vuole sempre un po’ di bianco e alluminio

Ieri, giornata di shopping.

Si prevedeva una giornata intensissima, accompagnata dallo strisciare continuo della carta e invece… il nulla!

In dolce compagnia e raggiunto prima dal buon Halfblood + ragazzo e poi dal Gatto, si sono fatti un po’ di giretti in centro. I soliti H&M, Alcott, Zara. A no, aspetta, Zara no. Comunque, la delusione. Perché di quello che piaceva (ovviamente pochissima roba) non c’era mai la mia taglia. Oppure costava troppo (spendere 70€ per una felpa da Alcoot mi sembra oggettivamente troppo).  E soprattutto, quello che mi piaceva non era quello che più mi serviva. Non chiedevo molto: un paio di felpe, possibilmente leggere, con cappuccio e/o zip, una camicia. E sono tornato a casa con una maglietta, a maniche corte, di cui forse potevo fare anche a meno, visto che mi sta arrivando un’altra maglietta di Tokidoki.

Umpf!

Poi, vabbè. Si voleva pranzare da Pastarito, ma ecco, dire che ci hanno praticamente ignorato è dire poco. Il ristorante era comunque pieno e anche Holga da Bietoloussia non ci ha riconosciuto e salutato. Così, diretti al Mc in galleria. Streeees anche lì!

E dopo.. vabbè. Un giro da Camicissima, la prova della taglia, l’indecisione su quale prendere e alla fine la sorpresa: si possono comprare unicamente a gruppi di 4 a 99€. Ora. Già sono un indeciso. E capisco che il pack da 4 può essere scontato. Ma che so, darmi la possibilità di comprarne una a 30-35€ è troppo? Ci credo che poi è più diffuso Naracamicie [considerazione rubata al Byb. Ma tanto lui mi ruba i post, quindi siamo pari]!

Poi un veloce giretto alla Mondadori. Vedere un po’ di bianco/alluminio con Mele smozzicate sopra poteva risolleva sempre il morale, no?

No, non me ne sono dimenticato

Ah, tra l’altro ieri ho anche avuto modo di conoscere di persona Halfblood e Samantho.

Giusto un incontro veloce, organizzato in 3 secondi (W twitter!).

L’incontro in Duomo, in una giornata bellissima, poi un giro rapido di shopping. Prima alla Fnac, poi ad H&M, poi da Alcoot, poi.. beh, sono scappato, rischiando di finire nel Darty sotto San Babila anziché alla stazione della metropolitana.

Un incontro piacevole, veramente. Da ripetere assolutamente con più calma, seduti ad un tavolo di un ristorante o di una pizzeria. E c’è già un mezzo progetto, per sperimentare un ristorante giapponese. Però é complicato da organizzare. Qualcuno (con tutti i suoi buoni motivi: non mangia pesce) potrebbe pure farmi resistenza :P.

Poi, ecco, magari l’ho fatto senza dare troppo nell’occhio, ma ero alla ricerca di una felpa, dopo che neanche da Dirk ho trovato nulla che mi piacesse. Però, ecco, anche da H&M e Alcoot la situazione non era tanto diversa.

Sigh sob.

A questo punto rimane solo Celio, ma le ultime collezioni non mi convencevano. Chissà ora cos’hanno in vendita…

Certo che però.. son strano. Passo dalle felpe di Dirk Bikkembergs a quelle di Celio, senza soluzione di continuità. Coerenza a gogò, eh?

Suonare Bikkembergs

Non ho resistito.
Ho suonato, sono sceso al piano di sotto, ho temuto che non ci fossero più, ma invece c’erano. Ultimo numero. Il mio numero. Yes!

PS: è vero, senza la foto del citofono questo post non ha molto senso. Mai c’era davanti un cavolo di uscere che non mi ha neanche aperto la porta. E non mi piaceva mettermi lì davanti a lui e fare la foto. Ho aspettato che se andasse. Ma niente, era sempre lì.

PPS: del calciatore che vive lì, neanche una traccia. Solo alcune cornici con delle sue foto e degli abum fotografici aperti, disseminati in giro per la casa/vetrina

Futurismo e sorgenti di luce a Palazzo Reale

Non ho ancora avuto modo di parlare di sabato.

Perchè, dopo una mattinata in giro per BVS con alcuni colleghi di università alla ricerca di impronte per un lavoro di gruppo, sono andato (ovviamente in dolce compagnia) a vedere (finalmente) la mostra sul futurismo a Palazzo Reale.

Inutile dire che prima di metterci in coda, però, ho perso un sacco di tempo a fotografare la struttura in piazzetta reale, liberamente ispirata ad alcune opere dei futuristi e su cui leggere Parole in libertà di Marinetti, piuttosto che Il manifesto futurista in francese, pubblicato su Le Figaro il 20 febbraio 1909 o il Manifesto dell’architettura futurista di Sant’Elia.

Architetture futuriste #3: soldato

Quella struttura, è una figata. Un insieme di colonne formate da triangoli arancio o neri o specchi, con al centro una struttura curva che sale verso l’alto con sopra la riproduzione di un omino stilizzato disegnato da Boccioni (mmm… no, forse no.. Byb, ricordamelo tu!) e una rivisitazione degli intonarumori di Russolo.

Ma il bello è stata la mostra. A parte le prime sale (un po’ deludenti, all’epoca neanche i futuristi sapevano cos’era il futurismo?) e le ultime (con un futurismo che ormai stava andando a morire). Ma le sale centrali erano bellissime. Un sacco di opere, belle, bellissime, magnifiche.

Una mostra che mi ha stupito per i contenuti. Ma che, come al solito, non è stata valorizzata al meglio dall’allestimento deludente (come sempre) di Palazzo Reale.

Al solito le spiegazioni erano pochissime e (per quel poco che ho letto) pessime, per quanto, almeno nella forma grafica, si ispiravano al Libro imbullonato di Depero.

Forme uniche nella continuità dello spazio - BoccioniPessima era anche l’illuminazione, soprattutto in due casi particolari: quella di un quadro dipinto con un grigio argento riflettente, praticamente appiattito e reso quasi opaco dai faretti puntati addosso; ma il peggio l’hanno raggiunto con l’illuminazione di Forme uniche della continuità nello spazio di Boccioni.

L’opera inoltre si sviluppa mediante l’alternarsi di cavità, rilievi, piani e vuoti che generano un frammentato e discontinuo chiaroscuro fatto di frequenti e repentini passaggi dalla luce all’ombra. Osservando la figura da destra, il torso ad esempio pare essere pieno ma se si gira intorno alla statua e la si osserva da sinistra esso si trasforma in una cavità vuota. In tale modo sembra che la figura si modelli a seconda dello spazio circostante ed assume così la funzione per così dire di plasmare le forme.

via Wikipedia

Due faretti potentissimi puntati dall’alto su quella piccola statua, posizionata in basso, attaccata ad una parete. E così la luce trasformava l’opera, facendogli perdere tutta la sua sinuosità, creando delle grosse zone d’ombra che rendevano impossibile vedere tutto il suo sviluppo, soprattutto nelle parti bassi e tutta la parte posteriore, che erano nere, praticamente nere. Altro che chiaroscuri e repentini passaggi d’ombra! Se poi ci aggiungiamo pure il fatto che non ci si poteva neache girare attorno a 360°… Insomma, una delusione. E ci sono rimasto male perché quell’opera mi piace tantissimo, ma vederla così non mi ha permesso di apprezzarla a pieno.