Che poi, altro che passare le carte ai cassieri perché loro facciano la fatica di strisciarle è molto, ma molto, stancante (cit)!
La parte stancante della giornata è stato, ovviamente, in ufficio.
Con una favolosa collega che di nascosto, arrivando in anticipo, prima di tutti (mentre di solito ritarda) è corsa dal capo a lamentarsi, di tutto e di tutti, spalando ***** ovunque.
È stata sgamata dall’altro collega, che ha chiesto spiegazioni.
Poi una riunione.
Poi un’altra.
E visto che lei non fa il mio lavoro, si è pure permessa di giudicare il mio operato, dicendo che sono distratto, lavoro male, faccio errori.
Cose che ovviamente ha avuto il coraggio di dire solamente davanti al capo, il quale ha riportato poi al collega chiedendo spiegazioni. Ma lei, quando poi c’è stata la riunione di gruppo, ovviamente non ha avuto il coraggio di ripetere quello che aveva detto in sede privata.
Inutile dire che io stavo malissimo.
Come si permette una bitch del genere, di giudicare il mio operato (che non è né mia collega, né mia superiore) e prendere, dal nulla e andare a riferire al capo cose non vere basate su una sua infondata impressione?
Comunque, io stavo male, malissimo. Il cuore che mi batteva a mille, un senso di affanno e la fatica a respirare, la bocca serrata che non riuscivo ad aprire per parlare. Solo la testa, che mi accorgevo che si muoveva in un continuo no no no mentre pensavo alle peggior cose di questa orribile viscida perfida persona.
E di fronte al mio silenzio davanti alle sue accuse riferite da altri, dopo un po’ lei è sbottata in un urlo isterico “Ma perché non mi consideri, che cosa ti ho fatto!?”.
E la vuoi pure la risposta? Sei una persona orribile, con cui non voglio avere nulla a che fare. Però sono pure obbligato a lavorare con te, quindi parliamo pure di lavoro (cosa che si fa), ma non pretendere che ti venga a raccontare qualcosa della mia vita.
Comunque, alla fine di tutto, riunione sciolta, ma il capo mi ha trattenuto, per parlare a tu per tu.
Tragedia, ansia, ancora peggio di prima.
Sono scoppiato a piangere, dalla tensione, dal nervoso. E non riuscivo neanche a parlare, mi sentivo le labbra chiudersi, non muoversi correttamente per articolare i suoni. Una tragedia.
Ma alla fine, poco alla volta, mi sono sbloccato.
E ho tirato fuori tutto quello che mi veniva in mente che avevo covato dentro per tutti questi mesi.
Ora c’è solo da sperare che prenda le giuste decisioni.