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Ecco, non so, vanvera come non mai

Ecco.

Non lo so che mi succede.

So che avevo salutato tutti voi abitanti della rete qualche ora fa, eppure sono ancora qui, sveglio.

Uno spuntino di mezzanotte, l’utima, questa è l’ultima lo giuro, controllata ai vari social network, qualche post da leggere nel reader.

E capita che mi imbatto in 4 nuovi post di una persona molto speciale che non scriveva da molto, a cui tengo, veramente, anche se poi, in realtà, ci si è visti si e no una volta, in quel di Milano, di corsa.

E non so perché, ma mi sono venuti i lacrimoni agli occhi e ancora, senza motivo, me li sento umidi.

Potrei iniziare con i soliti discorsi insensati delle cose che ora, qui non vanno, ma rischierei di essere oltremodo ripetitivo e non è che ci farei una bella figura, qui con voi che leggete.

Però è un periodo che mi sento scoppiare e ho veramente necessità di staccare completamente la spina. Ma troppe cose assorbono il mio tempo e mi sono persino ripromesso di seguire meno tutta la scena social, perché in fondo la vita è da tutt’altra parte. Ho decido che devo coltivare le mie passioni e ho riiniziato a giocare seriamente a quello che mi piace. Inutile spendere soldi per poi non finire i giochi, giusto?

E poi ci sono gli amici, gli impegni universitari, gli appuntamenti serali, la famiglia che pesa veramente sempre più di quel che dovrebbe.

Da una parte a volte sento la necessità di un nuovo giro, dall’altra mi guardo indietro e mi accorgo che ho un sacco di persone che mi mancano e che vorrei recuperare, ma non ci si riesce, perché è lungo e faticoso e serve la volontà di entrambe le parti.

E poi vorrei tanto avere una bella giornata di sole. Ma di quelle con quella luce bella e strana. E non essere qui, ma trovare un piccolo angolino di paradiso e riprendere in mano la reflex e scattare. Mi manca, tanto. E l’abbonamento Pro di Flickr c’è, è stato pagato e non viene usato.

Vorrei avere il tempo per vedere i film quando escono, non mesi e mesi dopo quando tutti neanche se lo ricordano. Per dire: settimana scorsa abbiamo visto Alice.

E poi c’è sempre quel solito problema.

Che forse mi sto pentendo della scelta di essere tornato a studiare.

È pesante, cavolo se è pesante. La sensazione che devi stare tutto il giorno a pensare a questo quello e quell’altro e farti venire idee e realizzarle, anche se magari l’upgrade del mac os decide che tu, la Creative Suite, non potrai mai avviarla.

E invece mi manca il chiudermi alle mie spalle la blindata e sapere di essere libero dall’incubo per le successive 16 ore.

E poi i cambiamenti, in quell’ufficio. E pensare a quanto è fortunato chi è già stato fortunato di nascita. E ha pure avuto la fortuna di trovarsi al posto giusto al momento giusto.

Apple mette in vendita l’iPad, presenterà a giorni il nuovo iPhone OS 4 e io attendo l’arrivo del nuovo iPhone per comprarlo e sostituire il vecchio. Ma intanto spendo e spando e il conto scende e non ho più neanche il coraggio di chiedere i soldi ai miei, che voglio farcela fin quando ce la faccio, ma così va a finire che azzero il conto.

Mi sento vecchio ed indietro. Indietro rispetto agli altri. Vedo chi ha la mia età e si sta laureando alla specialistica e lavora già in uno studio. Vorrei tanto essere più avanti, aver capito prima molto prima che la mia strada non era tra gli economisti della Cattolica. Vorrei esser già nella fase in cui pensare a trovare ed arredare casa. Vorrei vorrei vorrei.

Rimpiango il MEDes, ma sono contento per non aver partecipato, perché forse non ce l’avrei fatta a vivere 3 anni e mezzo con l’ansia di dover fare, fare, fare bene, fare tutto.

A tutta quest’ansia, preferisco di gran lunga quella sensazione di calma e sicurezza che ho quando la mia testa addormentata si appoggia sulla sua spalla. E alla fine mi basta quello e mi sento tranquillo e sereno. E dimentico quasi dell’esistenza di tutto il resto. Non chiedo veramente altro.

Free

Where did we go wrong
Where did we lose our faith
My brother is in need
But can he depend on me
Do you think if one of you tried
Maybe you could find
A better friend than any other
If you gave more than you took
Life could be so good
Come on and try
Now’s the time

‘cause you’re free
To do what you want to do
You’ve got to live your life
Do what you want to do

Do what you want
Do what you want to do

Are we all strangers
Does anyone really care
Deep down we’re all the same
Trying to hide our pain
You think you can never trust another
‘cause they’re all out to get ya
We have to live in this world together
If we open up our hearts
Love can finally start
Come on and try
Now’s the time

‘cause you’re free
To do what you want to do
You’ve got to live your life
Do what you want to do

Bridge when you’re down and you’re
Feeling bad
Everybody has left you sad
Feels like no one will pull you through
It’s your life whatcha gonna do
Make that change let’s start today
Get outta bed get on your way
Don’t be scared your dream’s right there
You want it reach for it

‘cause you’re free
To do what you want to do
You’ve got to live your life
Do what you want to do

Do what you want
Do what you want to do

Sotto le coperte

E così mi ritrovo sotto le coperte a non riuscire a dormire.

Il fastidio di prima è passato, però mi son ricordato che devo ancora rispondere al presidente per la storia dell'”esperto”.

FriendFeed e Twitter dormono beati, nessuno scrive nulla e ciò dovrebbe convincermi che queste ore sono fatte per tenere gli occhi chiusi e sognare belle cose.

Invece no, perché se chiudo gli occhi, partono i pensieri su molte, troppe cose. E allora preferisco stare sveglio, andare avanti fino al momento in cui sfinito chiudo gli occhi ed è già domani.

Sei piedi sotto(terra)

Un’altra nottata di insonnia.

Non riesco o forse non voglio dormire, anche se domani si ricomincia con la solita vita. Sveglia, colazione, doccia, treno, uni.

C’è qualcosa, qualcosa che non mi soddisfa, che non mi va. C’è qualcosa, qualcosa che mi prende mi blocca e non mi fa fare quello che vorrei.

E così è semplice. Molto semplice premere play e via, per quaranta minuti non ci si pensa più a questo qualcosa che non va.

Il volantino del Saturn

Io sono uno di quelli che appena vede un volantino o anche solo una pubblicità del Saturn o del Mediaworld o di qualsiasi altra cosa minimamente tecnologica, prende e legge.

Guardo i prodotti e i modelli presentati, le figure, le incongruenze tra oggetti dello stesso tipo descritti con caratteristiche differenti, memorizzo i prezzi e li confronto mentalmente con quello che a spanne ricordo essere il prezzo più basso.

Beh, questa sera, bevendomi un tazzone di latte caldo, ho sfogliato il volantino del Saturn.

Distrattamente, come non avevo mai fatto. E non ho alcun ricordo di quelle pagine.

Solo che avevo uno sfondo pieno, tendente all’arancione.

E questa notte, lo ammetto, ho paura di andare a letto. Ho paura di quello che mi potrebbe saltare fuori e ingrovigliarsi nella mia testa e non farmi comunque dormire.

Giornate così, un po’ scure

È che qui le cose non vanno bene.

Faccio sempre più fatica ad addormentarmi ed ho sempre più bisogno di dormire.

Rimango nel letto a fissare il soffitto.

Prima e dopo.

Sì, anche dopo, perché una volta suonata la sveglia, la spengo e rimango lì, sotto le coperte, il più che posso.

Perché non ho voglia di prendere e uscire da quel rifugio sicuro, perché non ho voglia di affrontare una nuova giornata.

E così va a finire che le cose, anche le piccole cose, si accumulano e diventa una tragedia.

Lo studio arretrato, le esercitazioni da fare, anche solo sistemare un po’ la camera e renderla presentabile.

Ansia.

Non voglia.

Stanchezza.

Some good news

Alla fine, ce l’ho fatta.

Sono riuscito a completare tutte le parti del lavoro di gruppo e anche la Moleskine, sacrificando una notte di sonno, qualche litro in più di benzina, causa acceleratore pesante e 2€ lasciti in copisteria per dei tagli a un bel po’ di fogli che non avevo voglia di fare a mano.

A discapito delle più rosee aspettative, sono arrivato in aula in orario. Ultimi ritocchi alla Moleskine e qualche sistemata ai quadernoni (di gruppo) da presentare all’esame e preparazione del discorso.

L’esame è andato bene. I due professori più 4 assistenti sono rimasti soddisfatti del nostro (enorme) lavoro. Il campionario spugne, il campionario carte, i lattici, la documentazione fotografica (completa) con l’elenco delle vie analizzate, per non parlare dei tantissimi esempi di motivi realizzati.

Tanto che, alla fine, l’assistente voleva prendere da uno due quadernini A5 ad anelli alcuni lavori. Stavamo per bloccarla noi, perché quel quadernino era a serio rischio esplosione causa troppo materiale. Ma è intervenuta prima la prof. no, le pagine singole no. Prendiamoci tutto il quaderno! Non è un problema per voi, vero?

Per la Moleskine invece, fidatevi, è venuta veramente bene, tranne qualche punto un po’ così che ho potuto studiare poco. Però non ho avuto tempo di documentare il tutto con delle foto, quindi dovrò aspettare che me la restituiscano. Speriamo il prima possibile. E sono già in ansia per le condizioni. Speriamo non si stacchi nulla, soprattutto il meccanismo di sollevamentoâ„¢ della testa della geisha di Taiwan Design realizzato dal Byb.

Poi, una volta tornato nel paesello, ho beccato una mia carissima amica.

Ci fermiamo, prendiamo un caffè, che poi diventa un gelato. Poi mi invita da lei, ma alla fine finiamo al Ticino a parlare, dormicchiare, rilassarci col rumore dell’acqua.

Indescrivibile.

E questa sera, Fast & Furious: Solo parti originali. Il mio corpo lo sopporterà o mi addormenterò a metà film?