Magari questa mia rimarrà un puro esercizio di stile, magari ti dirò più o meno le stesse cose che ti sto scrivendo o magari non te lo dirò mai, dovrò solo trovare il momento adatto per dirtelo…
Ti ho lasciato un po’ in sospeso… lo so. E dicevo che volevo dirtelo parlandotene a quattrocchi ma ora ho un po’ di paura, timore a parlartene… no, non ti preoccupare inutilmente!
È solo che c’è una parte di me che non accetto. E non si tratta dei peli o delle orecchie a sventola… è una parte di me che costituisce me stesso, e che, assieme alle altre, mi ha reso quello che sono, in bene o in male. Però la tengo nascosta, la copro con bugie che non sempre reggono, me ne vergogno, come se non fosse “normaleâ€â€¦
E in effetti un po’ fuori dal comune lo è però…
Cavolo! Ho veramente così tanta paura del giudizio degli altri: ho la paura, anzi, il terrore di rimanere solo, come, apparenze a parte, sono, alla fine, sempre stato. E ho paura di rimanere solo dopo aver incontrato te e l’E.. Vi voglio un bene tremendo, anche se me ne esco fuori con battute stronzissime o se magari non mi faccio vedere in uni per qualche giorno e neanche vi chiamo. Son fatto così. O prendere o lasciare, dice qualcuno. Ed è il possibile “lasciare†che mi fa paura. Vorrei escluderlo, e per questo faccio di tutto per farmi accettare, entrando in conflitto a volte anche con me stesso…
Qual è il punto ti chiederai… è difficile da dire, anche scrivendolo. O meglio… soprattutto scrivendolo: ti obbliga ad avere le idee chiare per poterlo scrivere e dargli il potere di rimanere…
Ormai è quasi una risposta automatica, magari detta senza troppa convinzione.
Non c’è molto di cui mi possa lamentare, a parte le solite cose croniche a cui non si può o non si riesce a porre rimedio. Alla fine ci si stabilizza e l’equilibrio viene raggiunto.
Eppure non riesco a capire se lo dico convinzione o meno.
So che avevo salutato tutti voi abitanti della rete qualche ora fa, eppure sono ancora qui, sveglio.
Uno spuntino di mezzanotte, l’utima, questa è l’ultima lo giuro, controllata ai vari social network, qualche post da leggere nel reader.
E capita che mi imbatto in 4 nuovi post di una persona molto speciale che non scriveva da molto, a cui tengo, veramente, anche se poi, in realtà , ci si è visti si e no una volta, in quel di Milano, di corsa.
Potrei iniziare con i soliti discorsi insensati delle cose che ora, qui non vanno, ma rischierei di essere oltremodo ripetitivo e non è che ci farei una bella figura, qui con voi che leggete.
E poi vorrei tanto avere una bella giornata di sole. Ma di quelle con quella luce bella e strana. E non essere qui, ma trovare un piccolo angolino di paradiso e riprendere in mano la reflex e scattare. Mi manca, tanto. E l’abbonamento Pro di Flickr c’è, è stato pagato e non viene usato.
Vorrei avere il tempo per vedere i film quando escono, non mesi e mesi dopo quando tutti neanche se lo ricordano. Per dire: settimana scorsa abbiamo visto Alice.
E poi c’è sempre quel solito problema.
Che forse mi sto pentendo della scelta di essere tornato a studiare.
È pesante, cavolo se è pesante. La sensazione che devi stare tutto il giorno a pensare a questo quello e quell’altro e farti venire idee e realizzarle, anche se magari l’upgrade del mac os decide che tu, la Creative Suite, non potrai mai avviarla.
E invece mi manca il chiudermi alle mie spalle la blindata e sapere di essere libero dall’incubo per le successive 16 ore.
E poi i cambiamenti, in quell’ufficio. E pensare a quanto è fortunato chi è già stato fortunato di nascita. E ha pure avuto la fortuna di trovarsi al posto giusto al momento giusto.
Apple mette in vendita l’iPad, presenterà a giorni il nuovo iPhone OS 4 e io attendo l’arrivo del nuovo iPhone per comprarlo e sostituire il vecchio. Ma intanto spendo e spando e il conto scende e non ho più neanche il coraggio di chiedere i soldi ai miei, che voglio farcela fin quando ce la faccio, ma così va a finire che azzero il conto.
Mi sento vecchio ed indietro. Indietro rispetto agli altri. Vedo chi ha la mia età e si sta laureando alla specialistica e lavora già in uno studio. Vorrei tanto essere più avanti, aver capito prima molto prima che la mia strada non era tra gli economisti della Cattolica. Vorrei esser già nella fase in cui pensare a trovare ed arredare casa. Vorrei vorrei vorrei.
A tutta quest’ansia, preferisco di gran lunga quella sensazione di calma e sicurezza che ho quando la mia testa addormentata si appoggia sulla sua spalla. E alla fine mi basta quello e mi sento tranquillo e sereno. E dimentico quasi dell’esistenza di tutto il resto. Non chiedo veramente altro.
E così mi ritrovo sotto le coperte a non riuscire a dormire.
Il fastidio di prima è passato, però mi son ricordato che devo ancora rispondere al presidente per la storia dell'”esperto”.
FriendFeed e Twitter dormono beati, nessuno scrive nulla e ciò dovrebbe convincermi che queste ore sono fatte per tenere gli occhi chiusi e sognare belle cose.
Io momenti come questi non li so gestire, anche se dovrei imparare.
Dovrei imparare a prendere decisioni mie, piuttosto che affidarmi ad altri e poter quindi scaricare su di loro la colpa di ogni possibile conseguenza.
Però a volte è giusto sentire il parere altrui, quando una tua decisione in qualche modo influisce sull’altro, o è anche questa una scusa bella e buona?
Qualcuno ha tirato fuori quella storia dei vasi di coccio e quelli di ferro.
Ecco, boh.
Io i vasi di ferro li odio. Scontrosi, autoritari, antipatici. Credono di poter comandare, decidere tutto. E a volte ce la fanno pure, con la gente che pende dalle labbra oppure in modalità gregge ammaestrato.
Comunque, dicevamo che questi momenti non li sopporto.
Stress, indecisioni, nervosismo.
E così divento scontroso, troppo. Me la prendo per poco e le incomprensioni diventano facilissime.
Sto finendo di ripassare un libro ai limiti dell’assurdo, con errori di grammatica, sintassi, virgole messe a casaccio che separano il soggetto dal verbo, verbi non concordati con i soggetti, errori di battitura, uso creativo di parentesi e trattini. E sbagliano persino i nomi propri di prodotti e servizi: i-phone, FaceBook, Blog Spot.
La cosa peggiore sono però i contenuti.
Pagine e pagine di fuffa inutile, che ovviamente non mi vuole entrare in testa.
Poi, dopo l’esame di domani, bisogna pensare alla revisione di martedì, comprare gli ultimi regali, trovare il tempo di andare a tagliarsi i capelli e rendersi presentabile entro martedì sera, per la Cena di Natale organizzata dai Danimarchesiâ„¢ di ritorno in patria dopo 6 mesi di freddo e di Erasmus.
Nel frattempo mi sono comprato il mio regalo di Natale. E sto tenendo d’occhio altre offerte per farmi altri 2 possibili regali, anche se uno necessita dell’itervento dell’Architetto per poter essere effettuato.
Per il resto fa freddo, c’è la neve, il Comune si è dimenticata della mia via, tanto che è diventata un’unica pista di pattinaggio su ghiaccio. Vedrò domani mattina quando dovrò uscire. Già temo, visto che si aggiungono altre difficoltà al dover affrontare mamme e papà con SUV ed altri macchinoni che devono portare i pargoli a scuola. E non si rendono conto che se parcheggiano davanti ad un cancello automatico che si sta aprendo, forse dovrebbero spostarsi, non arrabbiarsi se suono quando rimangono fermi fregandosi del fatto che devo uscire.
Poi, ironia della sorte, mio padre oggi è tornato a casa con proprio quel set di 100 lucine led da esterno. 9,90€, all’Iper. E questo è il primo anno che mettiamo le decorazioni agli alberi in giardino, queste decorazioni fredde e tristi. È il primo anno dopo aver passato tutta l’infanzia, quando ancora credevo nella magia del Natale, a volere delle luci da esterno sul pino, quello alto altissimo che superava persino il tetto della casa e che ora mi sembra che non ci sia più. O forse è solo stato notevolmente tagliato. Non ricordo.
E ora la mente sta pure viaggiando avanti e indietro.
Ho iniziato ad odiare il Natale quando non l’ho più passato con la famiglia allargata. Finita la scuola andavamo a Varese dalla Nonna. E stavamo lì. E a Natale era bello. Il pranzo preparato dalla nonna e poi tutti a casa dello zio, con gli altri zii, i cugini e qualche altro parente di parente. E i giochi, e il gioco della torre e l’invidia dei cugini che avevano il conto al Credito Varesino e a loro regalavano i soldi man mano che depositavano le varie mance. E invece i miei soldi/regali sparivano in bot o obbligazioni, delle cose brutte e che non potevo certo portarmi a casa e giocare. Poi giocavamo al mercante in fiera e mi piaceva, anche se ora non ricordo più le regole. E poi la tombola, il caldo del camino dello zio e il loro bel presepe.
Poi basta, è successo che la nonna ci ha lasciato, i cugini sono cresciuti e il ramo milanese della famiglia si è allontanato da quello varesino, rimasto più compatto. E Facebook ora non è neanche di aiuto, che nessuno ce l’ha. E non ho neanche numeri di cell o email, per dire.
E così sono iniziati i Natali in tretudine, senza regali, senza gioia e felicità .
E ho smesso di divertirmi a fare il presepe, di attendere con ansia l’8 dicembre per iniziare le decorazioni, ho smesso di accendere tutte le sere le luci e fissare inebetito l’albero e vedere le diverse intermittenze delle catene luminose intrecciarsi tra di loro e creare giochi di luce e di ombre sulle pareti.
Poi però non si dice, ma nel frattempo si è aggiunto un altro ramo di un’altra famiglia alla mia vita. Con gli n-mila componenti, la voglia di stare insieme, e le cene, e i pranzi e l’allegria e i bimbi che urlano e i genitori che li sgridano senza successo e le risate e la ciacola continua.
E la cosa stride notevolmente con la mia famiglia, quella della non sopportazione del convivio perchè “non siamo fatti per queste baracconate”. E veramente, non comprendo come facciano a vivere bene, da soli con loro stessi, senza avere amici da frequentare e sentire e vederci e pranzare e ridere e scherzare. Senza vedere i loro fratelli e le loro sorelle, anche se è una cosa che non capirò mai visto che sono figlio unico.
Però trovo le parole scritte forti, capaci di cambiare il mio stato d’animo in un nanosecondo.
E oggi, oggi è successo due volte.
Prima, con una mail di ieri sera e letta solo a mezzogiorno. Mi ha decisamente risollevato.
Poi, l’sms che ho ricevuto tornando a casa dalla stazione. L’ho letto una volta arrivato a casa. E mi si è gelato il sangue, leggendolo. Sono stato un po’ imbambolato e velocemente ho pensato a tutti i risvolti della cosa. A ciò che non c’è più e quanto mi faccia stare male la cosa.
E poi ci sono altre parole.
Quelle dette a voce.
Ma per lo meno quelle, da ieri mattina fino a chissà quando, in questa casa, sono bandite.
Ammetto che gli ultimi 3 giorni sono stati un po’ strani.
Quindi, si necessita di un veloce riassunto confusionario di quello che è successo.
dimissioni date
a parola siamo tutti amici, ma su carta è tutto ai limiti dell’illegalitÃ
sono facile preda di entusiasmi ingiustificati
ho conosciuto una persona dal nome strano che non mi piace come modo di fare, ma che apprezzo per come si comporta, per le idee che ha e il modo di cooperare con gli altri. Se fosse arrivata un po’ prima, tutti ci avrebbero guadagnato
non sono in grado di gestire situazioni complicate
se penso troppo, perdo l’uso della parola
questa sera a cena è calato il gelo quando il vicedirettore de la Stampa ha letto la notizia numero due durante Che tempo che fa
sono in ritardo
non sono per nulla accomodante, tranne in seconda o terza battuta
se c’è una cosa che mi fa imbestialire è sentire nella stessa frase le parole restituzione e telefono
in fondo in fondo, a me fa piacere strisciare e anticipare per conto di altri e non mi fa differenza se li riavrò indietro oggi, domani, dopodomani o poco prima del mai
ho detto cose senza sapere che avrebbero fatto così male. E non sono neanche riuscito a capirlo da solo che avrebbero fatto così male
la Dropbox è una figata
in futuro sarò felice. Se sarò con te
il colore degli euro acceca, anche se è problematico raggiungerli
lo spazio libero su HD corrisponde ad un numero aleatorio
degli n mila progetti che sarebbero dovuti partire, quelli più probabilmente redditizzi sono stati rifiutati
non sono in grado di gestire due fuochi
facebook a volte non funziona
certe decisioni sono facili
il giorno in cui tutti le trasmissioni televisive saranno in 16:9, sarà il giorno della fine del mondo
uno dei due fuochi ha detto ciccia, si arrangerà per conto suo come ha sempre fatto. Mi riservo, per il futuro, di rosicare
il mese di ottobre sarà un mese intenso
sto trascurando la mia vita 2.0
voglio vedere il Chilometro Rosso il prima possibile
in futuro sarò squattrinato
Google Sync non ne voleva sapere di sincronizzare il calendar tra mac, google e iPhone
l’anno prossimo sarò un uomo di cultura, mostre ed eventi
devo imparare a sognare i numeri del superenalotto la notte, non a non dormire
secondo l’help di Playfish, è impossibile cancellare i dati dai loro server. Sia mai che tu decida di ricominciare a giocare, dicono loro
siamo ufficialmente zii, anche se la notizia ci era stata data in anticipo per vie traverse
nella macchina fotografica ci sono ancora le foto di Venezia
ho usato 123people per cercare informazioni sulla persona dal nome strano che non mi piace come modo di fare, ma che apprezzo per come si comporta
il Google reader è fisso sul 1000+, per quanto io legga e mark all as read
forse l’etica professionale mi condiziona troppo
le Brouette Tower in Monopoly City Streets sono figosissime
voglio vedere Totoro e District 9
inizio a vedermi bene quando indosso una camicia
certe decisioni sono sofferte
devo ancora scrivere di District 9 e del sistema di registrazione alle anteprime del Warner Village
le canne di bambù non sono tanto antipatiche
mi servono delle scarpe nuove
senza stipendio, la banca potrebbe pure decidere di togliermi la carta di credito?
la mia massima ispirazione al momento sarebbe impaginare i cataloghi di Hello Kitty per Gabel
a sbattere la testa contro gli stipiti delle porte ci si fa male. Ho la testimone
Funny vuole raccontare le barzellette a Crazy
lunedì rivedrò un po’ di facce conosciute a Bovisa Beach
c’è chi tra il Lucida Grande e il Times preferisce il Lucida Grande