Ci siamo conosciuti quest’anno in quel del Poli.
E ammetto che non ricordo neanche come abbiamo iniziato a parlare, ma è successo.
Poi facebook, le note, i tag, le chiaccherate durante le pause, le idee folli alle 2 di notte e le chattate.
Con te, con tutti voi del Poli ho sempre deciso di essere me stesso. Senza sbandierare, perché non devo fare le baraccate. Ma semplicemente non negare, parlarne al momento giusto e non in quello inopportuno. Perché era giusto conoscerci a vicenda.
Poi, con te, non ricordo neanche come siamo finiti sull’argomento. Eppure parlandone, con naturalezza, è uscito. Forse una mia battuta sottile, forse una mia risposta ad una tua domanda, forse altro boh, non so, non ricordo, ma alla fine non è neanche così importante. Fatto sta che il discorso è andato avanti tranquillo, senza che tu abbia fatto una piega.
E devo ammettere che è stata un po’ una prima volta. Naturale, senza problemi, senza conseguenze. Non ricordo più cos’era successo, ma ricordo che abbiamo parlato della situazione italiana, come nessuno faccia nulla, come la situazione dei diritti uguali per tutti ma non per alcuni non sia molto corretta. Fino ad arrivare al più recente like per la fiaccolata e alla tua voglia di esserci, ma non potevi per altri impegni.
Poi oggi, dopo settimane, scopro questa tua nota.
Una tua nota, prima di partire per un viaggio vagabondaggio per l’Europa. L’idea accennata e con troppi “se”. Quel trovarsi da qualche parte in Europa a chilometri da Bovisa, se avessi avuto le ferie e se avessi trovato qualche last di fortuna. Ovviamente portandomi dietro il Byb, che hai già visto/intravisto un sacco di volte, ma in effetti non sono stato così esplicito su chi lui sia per me, anche se forse non serve neanche vista l’evidenza dei fatti.
Ecco, in quella tua nota, prima di partire, dedichi una canzone a quelli a te più cari di questo anno di Bovisa.
E a me dedichi quella bellissima canzone della Cristina Aguilera, Beautiful. Una canzone che adoro. Che ascolto quando sono triste, che ascolto quando voglio un po’ di carica. Un testo che so a memoria, pure non riuscendo a far diventare completamente mio quel I am beautiful no matter what they say / words can’t bring me down /Â I am beautiful in every single way /Â Yes, words can’t bring me down, oh no /Â So don’t you bring me down today.
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E tu cosa mi combini? Me la dedichi, e mi scrivi pure un
A te Lorenzuccio mio un pò di autostima che ti fa bene. Canzone importante, parole forti. Vorrei fare di più per convincerti di quanto vali, e di quanto la fragilità che vedo in te andrebbe spazzata via, per ora una canzone, una sola, tutta per te. Negli anni farò il resto.
Non sai le emozioni che mi hai provocato. Per la canzone, che, cavolo, l’hai beccata in pieno! Per il Lorenzuccio, per il tirare in ballo la mia scarsa autostima. E quel negli anni farai il resto, che suona come una promessa, ma anche un monito. Come fosse un guarda che non ti lascio in pace finché non migliori.
E in un colpo solo hai individuo e colpito quello che reputo fondamentale in una relazione di amicizia. In una amicizia sono necessarie le parole al vento, quelle leggere e frivole, i dialoghi più seri, la condivisione, il confronto di interessi e attidudini, le esperienze, lo studio e il lavoro. Ma in una amicizia è necessario l’aiuto, il consiglio. Sì, per Photoshop, per il php, per la consegna, per l’idea. E in una Amicizia è quel do ut des senza l’ut des, quello senza la condizione. Quell’aiuto a migliorare sé e l’altro in quanto persone.
E per questo e anche se non so e non ricordo se hai l’indirizzo di questo blog, anche se non so se le leggerai (ma chissà … magari ti manderò io il link. Oggi, domani o tra un po’…), io, Giò, ti ringrazio.
Sinceramente e di cuore,
Lore.