Che poi, già uno è nervoso di suo.
Perché per quanto abbia finalmente finito l’esercitazione finale dell’esame di lunedì, deve ancora fare tutte le cose accessorie. Che so, stampare la ricerca (ed è già partita mezza risma…), impaginare “l’evoluzione del progetto”, inventarsi cosa scrivere nel “per quale motivo credi possa avere successo la tua idea”, sistemare le esercitazioni passate, riordinare il raccoglitore delle ricerche, iniziare a preparare il cd da consegnare con anche la copertina, armarsi di carta, cartoncino, matita e mani per creare il folder nero portaesercitazioni, oltre a pensare alla scatoletta delle carte.
Poi aggiungiamoci discussioni varie, che criticano il mio modo di fare, il fatto che “non guardo mai l’orologio”, ripetere ventimila volte le stesse cose e ripetere ventimila volte le stesse domande. E poi si passa di frase, in frase, sempre più insopportabile. E mi sento dare pure dello stupido, perché ho dato fiducia alle persone sbagliate, che mi sono fatto prendere in giro, tra ore di lavoro non pagate e soldi ricevuti di cui sto ancora aspettando la ricevuta di versamento dei contributi. Perché, sì, insomma, rivolgersi ad avvocati o alla Finanza forse è un po’ troppo. Però, non ne voglio parlare.
Non ditemi che ho sbagliato, perché non posso reggerlo.
Non questa settimana. Non con tutte le ore di sonno che non ho fatto ancora sulle spalle.
Non con tutta la fatica che ho fatto per riuscire a fare il meglio che potevo, in base alle mie capacità e al tempo che non avevo.
Non con tutto il casino di ieri. E avevo paura che potesse finire male, molto male e non l’avrei sopportato, in quell’ora angosciante di silenzio stampa.
E no, non esasperatemi, perché non è quello di cui ho bisogno.
Perché non ho voglia di mangiare male, ingoiando tutto senza masticare, perché voi mi fate innervosire.
Non voglia di arrabbiarmi e alzare la voce e voi la alzate.
Non ho voglia di prendere, sbattere a terra la sedia alzondomi e sbattere con una rabbia che non pensavo di avere le porte che incontravo.
Eppure è successo.
E non mi piace.
E non avevo bisogno.
E sono comunque indietro con tutto quello che devo fare.
E non riesco a pensarci, non riesco a concentrarmi, non mi va.
Â
Â
Io, forse, ho tanta voglia di buttarmi sotto il piumone.
E arrendermi.