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Necessità

Come italiano, sento la necessita’ di sperare che il mio paese chieda perdono a Beppino Englaro. Perdono perchè agli occhi del mondo ha dimostrato di essere un paese crudele, incapace di comprendere la sofferenza di un uomo e della moglie inferma.

[…]

Beppino Englaro non era un fautore della morte di sua figlia, e fino in fondo al suo sguardo mostra i segni del dolore di un padre che ha perso tutta la speranza e la felicità, e la bellezza, attraverso la sofferenza di sua figlia.

Questo è quanto scrive Roberto Saviano, in un articolo apparso ieri su El Pais. Non riesco a trovare la traduzione integrale (questi passi che ho riportato arrivano da Roma Oggi), è fortunatamente lo spagnolo è abbastanza comprensibile, ma riuscite a trovarla, vi pregherei di lasciarmi il link nei commenti.

Beppino si è rivolto alla legge e la legge ha confermato il suo diritto. Basta questo per scatenare contro di lui la rabbia e l’odio? È carità cristiana chiamarlo assassino?

Calendario delle manifestazioni per Eluana Englaro e per la Costituzione

Lo ammetto. Me l’ero perso. Ma, per quello che potrebbe servire, lo pubblico ora, su queste pagine sconosciute..

Il calendario è in costante aggiornamento: comunicateci le iniziative non ancora presenti!
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7 e 8 febbraio - in archivio
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9 febbraio
BERGAMO – h. 18.30
Presidio in Via Tasso (davanti alla prefettura)
BOLOGNA – h. 18.30
In Piazza Roosevelt organizzato da CGIL e PD
CAGLIARI – h. 16.00
Presidio in Piazza Castello (davanti alla prefettura)
FIRENZE – h. 18.00
LECCO – h. 18.00
Presidio di preghiera laica in Piazza Cermenati organizzato dalla Tavola Laica
LODI – h. 17.30
Presidio in Via Cavour (davanti alla prefettura)
ROMA – h. 18.00
Presidio davanti al Senato
UDINE – h. 16.00
Presidio davanti alla clinica “la Quiete” organizzato dalla CGIL
UDINE – h. 17.00
Presidio in Piazza Libertà (sotto la loggia del lionello)
UDINE – h. 18.00
Presidio davanti alla clinica “la Quiete” organizzato da Udine con Beppino Englaro
VICENZA – h. 17.30
Presidio davanti alla prefettura organizzato dal PD
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10 febbraio
BOLOGNA – h. 17.30
Facciolata in Piazza Nettuno organizzata dalla Consulta di Bioetica
MILANO – h. 17.30
Presidio in Piazza San Babila organizzato dalla Consulta di Biotetica
PISA – h. 17.30
Presidio in Largo Ciro Menottiorganizzato dalla Consulta di Bioetica
ROMA – h. 17.30
Presidio in Campo dei Fioriorganizzato dalla Consulta di Bioetica
TORINO – h. 17.30
Presidio in Piazza San Carloorganizzato dalla Consulta di Bioetica
VERONA – h. 17.30
Presidio in Piazza Braorganizzato dalla Consulta di Bioetica
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14 febbraio
CREMONA – h. 10.00
Presidio nella zona del mercato organizzato dall’UAAR
ROMA – h. 15.00
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21 febbraio
CREMA – h. 10.00
Presidio in Piazza del Duomo organizzato dall’UAAR
Il calendario aggiornato su NoirPink

Testamento biologico

Quello che sta succedendo in questi giorni, anno di grazia 2009, nella Repubblica (ufficialmente ancora lo è) Italiana, è qualcosa di disumano, di ipocrita, di viscido, di egoista (avessi le forze, ci sarebbe un capitolo a parte da scrivere per la violenza che esplode ogni giorno di più, per l’ipocrisia di fronte alla povertà, per l’abominio della legge che obbliga i medici a denunciare i malati immigrati irregolari, lo farò forse più avanti).

Via Altrove

Urla nel silenzio

Il nostro stato non solo non ci assiste, non ci tutela, non ci rispetta.

Ma si mette le dita nelle orecchie per non sentirci.  Gesto puerile, come di bambini. Ma non innocente come quello dei bambini.

Non è che voglia fare la scoperta dell’acqua calda, sia ben chiaro. Ma se loro non le sentono, a me queste urla nel silenzio non danno tregua.

Urla nel silenzio – Fujiko

La politica gregaria

Fermiamoci un momento a ragionare, se possibile, sull’azione del governo nei confronti di Eluana Englaro. La ragazza è dentro una stanza a cui guarda tutta l’Italia, con i dubbi profondi e la trepidazione che questa tragedia provoca in ogni persona non accecata dall’ideologia, e con lei c’è il padre che non chiede affatto silenzio, ma anzi sollecita una discussione pubblica, accompagnata dal rispetto per quella particolare vicissitudine: come quando in ospedale si tira una tenda intorno alle ultime ore di un malato morente. In quella stanza, dopo rifiuti e ricatti, Beppino Englaro chiede allo Stato di poter porre fine ad un’esistenza vegetativa, dopo che per 17 anni si è registrata una situazione irreversibile. Lo fa in nome di una convinzione di sua figlia, di una sentenza della Corte d’Appello di Milano e della Cassazione, e soprattutto lo fa in nome dell’amore e del dolore che lui più di ogni altro prova per Eluana. 

Fuori, passando definitivamente dalla testimonianza dei valori cristiani alla militanza, la Chiesa muove fedeli e obiettori, proteste contro l'”omicidio” e l'”assassinio”, invocazioni ad Eluana perché si “risvegli”, come se questa non fosse purtroppo una superstizione, e come se la scienza che dice il contrario fosse falsa, anzi complice, dunque colpevole. 

Questo governo pagano, figlio di una cultura che ha paganizzato l’Italia, è diviso dalla religione dei sondaggi (i quali danno ragione alla scelta del padre di Eluana che vuole infine liberare il corpo di sua figlia da questo simulacro di vita) e il richiamo della Chiesa, che con quel corpo totemico vuole ribadire non solo i suoi valori eterni, ma anche il suo controllo della vita e della morte. 

La strada più semplice per l’esecutivo è la più vile, quella dei provvedimenti amministrativi, cioè di un diktat camuffato. Si minacciano ispezioni alla clinica, si chiedono informazioni ufficiali, si cavilla sulla convenzione tra la Regione e la casa di cura, immiserendo la grandezza della tragedia, che impone a tutti il dovere di essere chiamata col suo nome, e di essere affrontata con la responsabilità conseguente, nel discorso pubblico dove la famiglia Englaro l’ha voluta portare: probabilmente per rendere quella morte non inutile agli altri, meno priva di significato. 
Quando la pressione aumenta, nella sera di mercoledì, il governo pensa ad un decreto. Uno strumento legislativo di assoluta necessità ed urgenza, che in questo caso sarebbero determinate da un caso specifico, da una singola persona. E soprattutto, contro una sentenza della magistratura passata in giudicato. Tutto ciò si verificherebbe per la prima volta nella storia della Repubblica, con un’anomalia che configurerebbe una vera e propria rottura dell’ordinamento costituzionale. Vediamo perché. 

La sentenza della Cassazione non impone la fine della vita di Eluana Englaro: stabilisce che si può procedere con “l’interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale realizzato mediante alimentazione di sondino nasogastrico”. Questo atto di interruzione chiesto da un padre-tutore per una figlia in stato vegetativo permanente dal 1992, per la giustizia italiana non rappresenta dunque un omicidio ma l’esecuzione di un diritto previsto dall’articolo 32 della Costituzione, il diritto a rifiutare le cure. 

Con questa pronuncia, la Cassazione afferma con chiarezza che l’alimentazione forzata artificiale è un “trattamento sanitario”, secondo la formula della Costituzione: mentre il decreto in un unico articolo che il governo ha pensato di varare nega proprio questo principio, e dunque non consente di seguire l’articolo 32, vincolando quindi il malato a quell’alimentazione artificiale per sempre. Per aggirare la Costituzione, si cambia il nome e la natura ad un trattamento praticato nelle cliniche e negli ospedali, lo si riporta dentro l’ambito del cosiddetto “diritto naturale”, fuori dalla tutela dei diritti costituzionali. 

Ma in questo modo, attraverso il decreto, saremmo davanti ad un aperto conflitto tra due opposte pronunce non solo sulla medesima materia, ma sullo stesso caso: una sentenza della magistratura e un provvedimento d’urgenza del governo con vigore immediato di legge. Solo che nel nostro ordinamento il legislatore può cambiare il diritto finché una sentenza non diventa irrevocabile, cioè non più impugnabile, vale a dire passata in giudicato. Non siamo dunque soltanto davanti ad un conflitto: ma al problema dell’ultima parola in democrazia, al principio dell’intangibilità del giudicato, alla regola stessa della separazione dei poteri. Senza quel principio e questa regola, una qualunque maggioranza parlamentare a cui non piace una sentenza “definitiva” la travolge con una nuova legge, modificando il giudicato, intervenendo come supremo grado di giudizio, improprio, dopo la Cassazione. 

Naturalmente il Parlamento è sovrano nel potere di legiferare su qualsiasi materia, cambiando qualsiasi legge, qualunque sia stato il giudizio in merito della magistratura. Ma questo vale per il futuro, non per i casi in corso, anzi per un singolo caso, per un solo cittadino, e proprio per vanificare una sentenza. Si tratterebbe di un decreto contro una sentenza, definitiva: e mentre la si attua. Nemmeno nell’era di Berlusconi, dove si è cambiato nome ai reati, e si è creata un’immunità speciale del Premier, si era giunti fino a questo punto, che rende il legislatore giudice di ultima istanza – quando lo ritiene – e viola l’autonomia della funzione giudiziaria. 

Per queste ragioni di patente incostituzionalità è molto probabile che il capo dello Stato abbia frenato ieri sia la necessità che l’urgenza del governo, invitandolo a riflettere. La falsa rappresentazione che vuole la destra capace di parlare della vita e della morte, e gli altri, i laici, prigionieri dei diritti e del diritto, si rovescia in questo cavillare anticostituzionale del berlusconismo gregario, che riprenderà da oggi la strada della viltà amministrativa, usando qualsiasi invenzione strumentale per bloccare la volontà del padre-tutore di Eluana. 

Se il decreto salta, si salva il principio dell’autonomia tra i poteri dello Stato. Resta da chiarire, purtroppo, la capacità di autonomia della politica italiana, del suo governo, del Parlamento e di questa destra davanti alle pretese della Chiesa. Che ha tutto il diritto di dispiegare la sua predicazione e di affermare i suoi valori, ma non di affermare una sorta di idea politica della religione cristiana, trasformando il cattolicesimo italiano da religione delle persone a religione civile, con forza di legge. 

via Repubblica.it

I princìpi sulle nuvole, le persone sulla terra – riflessioni su una battaglia che non potremo che vincere

Vorrei scrivere qualcosa di sensato e di freddo sul caso di Eluana Englaro, ma mi è difficile.
Proprio non ci riesco, nonostante gli sforzi, perché sul tema mi considero un pratico, un semplice, ma contemporaneamente un estremista. E ne sono fiero, perché credo che su una questione come questa non esistano posizioni intermedie.

Non si può mediare su un concetto semplice e contemporaneamente life-defining come la libertà di disporre del proprio corpo.  Non esiste sfera più intima, salvo il controllo del pensiero. Ma all’atto pratico siamo questo: siamo corpi più o meno vivi e ci definiamo esseri viventi e senzienti perché ne disponiamo volontariamente. Scegliamo, cioè, che farne. E la libertà di “agire” liberamente il nostro corpo è una di quelle che – nella mia visione – sta a monte di tutte le altre. Io sono mio, mi sembra un principio inalienabile e non negoziabile.

Ecco perché trovo assurdo che la destra italiana, insieme alla Chiesa, si schieri per la limitazione di quella che è la “libertà madre” di tutte le libertà. E non c’è etica che tenga: se voglio dettare le condizioni per la mia morte, se voglio disporre liberamente di me, intimamente di me, con riflessi solo su di me, è anti-umano. E’ disumano nel vero senso della parola che qualcuno decida per legge cosa posso e cosa non posso fare di me, del mio corpo, della mia vita.

In linea di principio – pur combattendolo – trovo meno barbaro che la Legge e la politica decidano di mettermi il naso in camera da letto o nel repertorio di idee che porto addosso. Ma il corpo è ancora più intimo, non abbiamo altro: è il nostro ultimo bastione. Da lì, mi spiace, ma non si passa.

L’etica, la bioetica, la filosofia, ecc. per quanto mi riguarda contano davvero poco, perché viene tutto dopo: è sovrastruttura, mentre qui stiamo a parlare di carne.
Vanno giusto bene per normare le zone grigie, quelle in cui la volontà del cittadino non è espressa, quelle in cui è ambigua. Ma se voglio mangiare un gelato o morire o fare dieci flessioni è una scelta mia e risponde solamente alla mia coscienza, ai miei valori e alle mie relazioni con gli altri. Ma inizia e finisce dentro di me.

Il vero estremismo pericoloso è proprio quella malata ideologia che si maschera da “difesa della vita”. Ed è veramente qualcosa che confina con il peggiore estremismo e che ha tratti paraterroristici, perché si basa su principi assoluti (e peraltro non so quanto condivisi), non sulla realtà.

Le persone di buonsenso parlano di episodi, di casi, di individui. Gli estremisti della “difesa della vita” parlano di simboli, di categorie , di “bene assoluto” imposto a terzi, senza pensare cosa ci sia nel mezzo.

Ho già visto quel modo di pensare lì, animato da ottime intenzioni sulla carta. C’era gente che pensava di riscattare le masse e salvare il mondo. Per farlo bisognava sparare a qualche uomo, ma suvvia: non erano uomini, erano simboli. E si sa che ogni rivoluzione ha bisogno dei suoi boia, ecc. Abbiamo già dato.

Io ho paura di quelle persone lì, indipendentemente dalla bandiera che sventolano, perché sotto sotto è una sola: quella dell’alienazione dalla realtà. Ho paura di quelli che parlano per categorie assolute e agiscono di conseguenza. Il vero estremismo è quello: restare indomiti sulla nuvoletta dei principi puri senza guardare cosa succede realmente là sotto, dove c’è il paese reale, che per una volta non è un’espressione comune ma siamo noi.

Mi consola una cosa: perderanno. E perderanno perché non hanno tenuto conto che la morte, la sofferenza, il dolore, sono cose comuni a tutti.

E non lo dico per ecumenismo: moriamo tutti e tutti scontiamo da vivi la morte di alcuni che ci sono accanto.
E a tutti, indipendentemente dal colore politico, è capitato di vedere soffrire tanto qualcuno vicino e lontano e trovarsi un giorno ad un funerale e dirsi che sì, dispiace, ma è meglio che sia andata così.

Tutti abbiamo avuto un nonno, un prozio, un vicino di casa, un cugino, ecc. per cui la nostra pietà umana ha, obtorto collo, augurato una fine , piuttosto che un prolungamento sine die del capitolo del dolore, dell’umiliazione, della non-vita.

E quando i brigatisti del “movimento per la vita” parleranno di assoluti, di diritto alla vita e di sacralità, cercando di imporci un’ideologia che è antitetica al nostro senso pratico e praticato di pietà umana, al nostro non voler veder soffrire inutilmente le persone a cui teniamo, noi tutti saremo lì coi piedi per terra e penseremo ai nostri morti, ai nostri parenti, conoscenti, amici, alle loro storie, alla loro sofferenza. E sapremo, come abbiamo sempre fatto, cosa pensare e cosa fare.

Suzukimaruti

Incubi

E non lo so. Non sopporto questa crudeltà, questo accanimento, così, all’improvviso. Accanimento contro quella povera ragazza e la sua famiglia. L’assenza di rispetto nei loro confronto, ma anche l’assenza di rispetto per quello che sono le Istituzioni, i Poteri e i Diritti/Doveri che competono ad ognuna di esse.

Sono assolutamente allibito.

Spero di svegliarmi e scoprire che sia solo un brutto bruttissimo incubo.