Archivi tag: professori

Le cose che non ti aspetti

È che alla fine ti lasci sommergere dal peso e dall’ansia delle cose da fare e dalla paura dell’insuccesso.

Litighi per due giorni con un software decisamente ostico e vuoi fare del male agli sviluppatori che l’hanno pensato e realizzato.

Pensi a come tutto sommato questi prof. non li sopporti per nulla.

Poi succede che finalmente ottieni un .otf perfettamente funzionante.

E ti rendi conto che la percezione del programma è cambiata. Quelli che sono i limiti ora sono punti di forza e ti abitui all’interfaccia scarna ad essenziale tanto che il ritorno ad Illustrator è quasi traumatico.

Poi c’è la lezione, la consegna e la revisione.

E dimentichi tutto il resto e rimani affascinato dalle parole, dalle slide, dai miliardi di glifi e alfabeti che si susseguono sullo schermo. E poi la revisione. Cavolo, parlare con qualcuno che sa, sa fare e sa spiegare è qualcosa di indescrivibile. Si sciolgono i dubbi, si fanno domande, si ottengono risposte e consigli.

Infine sei in macchina, vero casa, dopo qualche disavventura. Il cielo è pieno di nuvole grigie cariche di pioggia. Ma ad un certo punto vedi un raggio. Guardi meglio e i raggi sono molti. Guardi meglio e ti accorgi che nelle nuvole, in un certo punto, c’è un buco. E dentro quel buco il sole sta tramontando, inondando di luce il buco stesso. Uno scenario spettacolare, di quelli che non ti aspetti di vedere in autostrada verso casa alla fine di una settimana e giornata particolarmente pesante. E, ovviamente, quando serve la macchina fotografica non c’è

checkSet

Che poi, uno che alla terza lezione di “Flash” (non si chiamava mica Action Script!?) si presenta con questo codice:

go.addEventListener(MouseEvent.CLICK, union); function intersect(e:MouseEvent) { var first=set1.text.split(" "); var second=set2.text.split(" "); if (! checkSet(first)||! checkSet(second)) { output.text="wrong inputs"; return; } var intersect = new Array(); for (var i = 0; i<first.length; i++) { for (var j = 0; j<second.length; j++) { if (first[i]==second[j]) { intersect.push(first[i]); break; } } } output.text=intersect; } function checkSet(v:Array) { for (var i = 0; i<v.length; i++) { for (var j = i; j<v.length; j++) { if (i!=j) { if (v[i]==v[j]) { return false; } } } } return true; } function union(e:MouseEvent) { var first=set1.text.split(" "); var second=set2.text.split(" "); if (! checkSet(first)||! checkSet(second)) { output.text="wrong inputs"; return; } var union = new Array(); for (var i = 0; i<first.length; i++) { if (!isIn(union,first[i])) { union.push(first[i]); } } for (var i = 0; i<second.length; i++) { if (!isIn(union,second[i])) { union.push(second[i]); } } output.text=union; } function isIn(v:Array, el) { for (var i = 0; i<v.length; i++) { if (v[i]==el) { trace(v[i]+","+el); return true; } } return false; }

…e ha pure il coraggio di pubblicarlo online, senza neanche una riga di commento, spiegazione, titolo dell’esercio. E pubblica pure i file di progetto, ovviamente in versione CS4 apribili solo dalla CS4, come se tutti avessimo la CS4.

Beh, voi cosa gli fareste?

Io per la verità ho qualche idea. Ma domani devo dare il suo esame.

Giornataccia

Qui si necessita di stendere un velo pietoso su questa giornataccia e un velo pietroso (e doloroso) sulla mia adorabile professoressa di laboratorio.

Una settimana per impostare un lavoro di un certo tipo, seguendo i consigli dell’assistente, per sentirci dire che, sì, insomma, avevamo sbagliato tutto. E le cose più gravi erano (ovviamente) quelle fatto seguendo i consigli dell’assistente. Tranne poi rimangiarsi quello che ha detto, quando gli abbiamo fatto notare che l’aveva detto l’assistente. Perché, insomma, ovviamente l’assistente l’aveva detto per perseguire un certo fine, che è giusto, ma che, sostanzialmente, non va affatto bene.

E così, avanti per mezz’ora, ad arrabbiarci perché parlavano di sottigliezze (e lo zoom della foto e il testo e questo e quello, quando il 99% delle cose erano testo/foto messe a caso per dare l’idea dell’ingombro). E noi a ripetere che erano bozze, 7 bozze diverse di layout. E loro non capivano, pensavano fossero 7 pagine con contenuti diversi (e ovviamente grafica diversa!).

Comunque, alla fine, dopo mezz’ora, abbiamo ricavato un pugno di aria fritta. I flipbook vanno bene. La griglia di impaginazione no.

E il filetto e il fondino e il carattere e il colore e il troppo testo e la foto troppo piccola e la foto troppo grigia e il filetto e il fondino e il carattere e il colore e il troppo testo e la foto troppo piccola e la foto troppo grigia.

Voi avete capito?

Neanche noi.

Nel pomeriggio, suddivisione dei compiti.

Vado di là per implorare aiuto ad un’altra (brava e simpatica) assistente. La sua risposta? Prendi le diagonali, scegli un punto, tracci un quadrato, dividi per 6. E il testo? Beh, sopra e sotto. E il font? Beh, fai un po’ di prove.

Che poi, a fare un rettangolo, c’ero arrivato anche io. E mettermi a calcolare le colonne, i margini, i vari moduli.

Beh, inutile.

Meglio un layout vuoto.

Perché si deve impaginare con il vuoto.

E, insomma, visto che deve essere vuoto, o metti foto per pagina, oppure, in virtù del vuoto, metti l’occupazione massima, quindi sei.

E il testo e le dida e le descrizioni, non servono.

Tanto, abbiamo la consegna solo settimana prossima.

E non c’è più possibilità di fare revisione.

E questo post è ripetivo e sconclusionato.

Lamentele

Bene.

Ieri c’è stata la consegna dell’ultima esercitazione. Affrontando la neve, sono riuscito ad arrivare in copisteria prima che aprisse. Così ero il primo e mi ha stampato/tagliato il tutto in 3 secondi. Tranne poi scoprire che la consegna era alle 10.30 e non alle 9.30.

No comment, please.

Una giornata praticamente buttata via, all’insegna dell'”autovalutazione” collettiva e dei prof che giravano per i banchi, osservando le carte per neanche 5-10 secondi.

E alla fine sono arrivati i voti.

Tutti molto alti, perché sì, moltissimi mazzi di carte erano veramente belli.

Ma sinceramente, a me, il mio 29 mi fa girare le scatole. Soprattutto se confrontato con chi ha preso 30 o 30 e lode.

Rompono le scatole sulla coerenza, anche visiva di tutte le carte e sulla gerarchia delle figure e poi ti trovi mazzi da 30 e lode con alcune carte bianche, altre azzurrine? Carte che dovrebbero essere un particolare di altre, ma non lo sono, palesemente. Ti trovi invertiti, in alcuni semi, la raffigurazione di donna/re rispetto a quello che c’è in altri?

Bah..

Poi, fai le revisioni, sei pieno di dubbi, non sei convinto di quello che fai. E ti rispondono solo “no, va benissimo così, è perfetto”. Ti ricordi di me, parli di me e del mio lavoro come “il bellissimo lavoro sui font”. E poi 29? Boh, non lo, non lo capisco.

Poi pensi a tutti i consigli e gli aiuti dati a chi ha preso uno di quei 30. E ti girano, girano e ancora girano.

Mi sento preso in giro, mi sembra di aver buttato via tutto quel tempo a fare, disfare, perfezionare.

Notti insonni, ansie, litigi. Per cosa? Per essere preso in giro, così.

E poi, poi arriva oggi.

E la valutazione dell’esame di storia. 20, complessivo, tenendo conto della prima prova in cui avevo preso 24.

Quindi significa che in questa ho preso 16. Ma non può essere, perché in caso di voto insufficiente in una delle prove, ti fa fare obbligatoriamente l’orale.

E poi ti metti a controllare gli altri, quelli che erano seduti vicino a te, quelli con cui hai condiviso aiuti, idee e informazioni, perché in quell’esame fuffa puoi fare di tutto, tra computer, libri, passeggiate e richieste d’aiuto al pubblico. Bene. Chi partiva dal 25, è rimasto al 25.

Bene. Quindi, com’è possibile che in tutto quel gruppo io sia stato l’unico ad andare male, così male? No, sinceramente, voglio saperlo.

Io, me ne torno a letto.