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124 – After

E alla fine, il primo after (di lavoro) l’abbiamo fatto.

E improvvisamente la cosa non mi ha pesato più di tanto. Perché lo stare in ufficio da solo, gestirmi tranquillo i lavori con i miei tempi e senza essere interrotto ogni 2 minuti e poi prender una metro praticamente deserta, arrivare al freddo di Rho Fiera e sperare un Regionale Veloce, sedersi in un vagone vuoto e pensare a come 11 minuti di viaggio senza fermate fossero diventati 21 con fermate.

Arrivare a casa, crollare distrutto sul letto e non accorgersi di mail entusiaste dal collega.

119 – anniversari

E così, ridendo e scherzando, ieri è riiniziato ufficialmente il 2014 lavorativo.

Solo che per me il 2 gennaio ha anche un altro significato, visto che è il mio “compleanno” in agenzia, per la precisione il secondo. Sono stati due anni che mi hanno dato molto, dal punto di vista professionale e personale. Clienti importanti, progetti grossi e particolari, colleghi a cui voglio veramente bene.

Certo, non è tutto rose e fiori, visto che viviamo ancora nella realtà e non nei sogni, ma in questo momento voglio pensare positivo, ricordarmi com’era l’agenzia quel 2 gennaio 2012 e come fosse diversa dall’agenzia di oggi. Ho avuto la fortuna di essere parte di questi cambiamenti e ho visto il mio lavoro cambiare (notevolmente) nel corso dei mesi e con esso, forse anche io (e spero in meglio).

E il futuro riserva altri cambiamenti ma – come si dice – chi vivrà vedrà (e deciderà cosa fare).

Tempismo di un anno I numero 1

È andato.

E sono persino decisamente soddisfatto del lavoro. E tutto grazie alla scossa positiva data dall’ultimoarrivatoâ„¢.

Ci sono alcune pagine che non mi piacciono ed è un peccato. Avevo detto da tempo che non andavano bene ma alla fine non c’è stato modo di cambiarle, presi dagli ultimi ritocchi dell’ultimo momento.

Settimana prossima vedremo le reazioni. Incrociate le dita.

E anche se alla fine non lavorerò più con loro, mi sono affezionato a questo progetto.

Se solo fosse arrivato prima.

Tutta questione di tempismo, no?

48h

Ggiusto perché me ne sto andando, sono subentrato in un progetto urgentissimo che necessita di essere completamente rivisto, riprogettato, concluso e consegnato.

Questo ha fatto passare la mia settimana lavorativa, da 32h part-time ad un totale previsto (se mi va bene) di 48h su 6 giorni, di cui l’ultimo sarà una domenica.

Eppur oggi, questo progetto urgentissimo, anche grazie anche ad un nuovo figuro comparso in ufficio, mi ha dato notevoli soddisfazioni.

Mi riservo però di cambiare opinione, quindi, voi, non traquillizzatevi.

Scelte e cambiamenti

Credo di essere arrivato al punto di non ritorno.

Sono giorni che continuo a pensarci e per quanto forse illogico e irrazionale sto seriamente pensando di dare luogo ad un grosso cambiamento.

È che lì in ufficio ogni giorno è sempre più pesane. Routine, sempre le stesse cose, mai nulla di nuovo lavorativamente parlando. Sempre quelle 72 pagine da impaginare, sempre uguali, poi controlla le pubblicità e poi spedisci e poi fai i controlli. Nulla di nuovo da imparare, nessuna nuova esperienza da fare, nessuna nuova sfida da affrontare.

Solo tanta bile da gestire e dal punto di vista umano, beh, forse ho già speso troppe (brutte parole).

Poi sta riiniziando l’uni. E da una parta mi sta venendo un po’ meno la voglia (o forse la forza di) impazzire come l’anno scorso nelle consegne, né voglio finire a saltare esami o rovinarmi la media. Sono un maledetto perfettino in queste cose, per quanto mi sia sempre ripetuto che massì, mi accontento anche di un 18, l’importante è laurearsi.

Invece no. Mi sono accorto che il bello del mio corso di laurea è stare con gli altri, lavorare insieme, studiare ed approfondire, tutte cose precluse dalle mie 32 ore in office.

Già si preannuncia un corso che non potrò mai seguire (sarebbe sociologia con approfondimenti sulla comunicazione e sui media e mi attira molto!), oltre ai due laboratori che prevederanno lavori di gruppo.

E così, se da una parte non ho praticamente motivi o incentivi per rimanere (se non economici), dall’altra ho un po’ di motivi per andarmene, non ultimo un po’ di ritrovata serenità, che soprattutto in questi ultimi giorni mi manca. E se ne sono accorti chi mi sta vicino e quel paio di colleghi lì dentro a cui tengo.

Eppur con la serenità non si va da nessuna parte, né si campa.

Ed è sul campare che la mia razionalità per un momento riaffora. Ci sarebbe un piccolo progetto estemporaneo, uno a medio/lungo termine su cui punto tantissimo e uno quasi immediato, dalla buona rendita, ma dalla durata/sostenibilità ignota.

Boh.

Devo pensarci.

E parlarne con qualcuno…

Red alert

So che sto diventando monotono e particolarmente lamentoso, ma anche oggi è stata una bella giornata (lavorativa) da dimenticare.

Da sclero, veramente. Momenti di panico, momenti di pura follia e ore e ore di telefonate per capire che cavolo si doveva fare e ogni poco, cambiava qualcosa.

Roba che avrei voluto che qualcuno, prima o poi, saltasse sul tavolo e urlasse ballando don’t worry, don’t panic.

Ma non è successo.

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Quindi sono tornato a casa con un altro paio di ore di straordinari segnati sulla tabellina (che nessuno leggerà). Poi solo fame, nervosismo e un cervello in sciopero che vorrebbe addormentarsi il prima possibile.

Agosto, 3

Mastro (fatte da altri) da rifare praticamente da zero.

Primi casini sulla fornitura del materiale.

Una collega (quella collega) che è sempre più insopportabile e generatrice d’ansia.

Gli altri colleghi, quelli più simpatici tutti in ferie.

Nessuno con cui fare pausa e parlare d’altro.

Un’ora e mezza di straordinari.

Che palle!