Signori e signore, ho finito il laboratorio di teorie e pratiche del progetto.
Valutazione conclusiva: 29.
Sì, se volete avete il diritto di mandarmi a quel paese.
Signori e signore, ho finito il laboratorio di teorie e pratiche del progetto.
Valutazione conclusiva: 29.
Sì, se volete avete il diritto di mandarmi a quel paese.
Ed eccomi qui.
A scrivere dei miei soliti patemi e improvvisi sbalzi di umore e di volontà .
E già immagino voi, lì che vorrete prendere qualcosa e lanciarmela addosso per farmi tornare a ragionare.
Ma non ce la faccio.
Saranno le troppe cose da fare, i millemila libri da studiare (in neanche 3 mezze giornate, visto che l’altra metà è occupata dal lavoro), l’atmosfera irrespirabile di casa, ma non ce la faccio.
O forse non ce la voglio fare, non voglio fare sforzi e voglio arrendermi, visto che è troppo difficile e forse ben oltre le mie possibilità quello che mi sono messo in testa di fare.
Ho chiesto aiuto, ho delegato un po’ di cose da fare, ma adesso sono di nuovo da capo.
E la cosa è ancora più grave, pensando al fatto che forse, sono rimasto con matematica. Quella matematica che la segreteria non ha voluto riconoscere come credito formativo, quella matematica che non riuscivo a frequentare (e dare i parziali) per il lavoro. Bene, ora sembra sia saltato fuori che non avendo dato i parziali non potrò fare l’intero.
Bene, vivissimi complimenti a me che pensavo che le cose funzionassero logicamente come da altre parti, che non vedendo nulla che dicesse il contrario non mi sono preoccupato della fattibilità , complimenti a me che ora mi ritrovo con un esame in più da dare l’anno prossimo.
E così è l’ennesima cosa che si aggiunge all’ansia delle cose da fare, all’elenco delle cose che non vanno e che forse potevano andare diversamente.
È il famoso imprevisto che non deve esistere. Anzi, è il secondo imprevisto che non deve esistere. Il secondo, dopo la questione informatica (addio 30 e lode).
E queste cose sono deleterie, perché fanno rifrullare nella mia testa la presunzione di ha già un lavoro e sa di saper fare bene quello che sa fare.
Che ci faccio di nuovo tra i banchi? Ha senso trattare con persone che considerano un perfetto imbecille che nulla sa? Con persone che parlano così, in astratto, di concetti inutili che poi non vanno neanche ad applicare? Sarà che non sono per nulla soddisfatto delle materie di questo secondo semestre, ma mi domando se ora, la scelta del Politecnico, sia quella giusta, per me.
Sicuramente lo sarebbe stato 4 anni fa. Ma ora?
Che poi, uno che alla terza lezione di “Flash” (non si chiamava mica Action Script!?) si presenta con questo codice:
go.addEventListener(MouseEvent.CLICK, union); function intersect(e:MouseEvent) { var first=set1.text.split(" "); var second=set2.text.split(" "); if (! checkSet(first)||! checkSet(second)) { output.text="wrong inputs"; return; } var intersect = new Array(); for (var i = 0; i<first.length; i++) { for (var j = 0; j<second.length; j++) { if (first[i]==second[j]) { intersect.push(first[i]); break; } } } output.text=intersect; } function checkSet(v:Array) { for (var i = 0; i<v.length; i++) { for (var j = i; j<v.length; j++) { if (i!=j) { if (v[i]==v[j]) { return false; } } } } return true; } function union(e:MouseEvent) { var first=set1.text.split(" "); var second=set2.text.split(" "); if (! checkSet(first)||! checkSet(second)) { output.text="wrong inputs"; return; } var union = new Array(); for (var i = 0; i<first.length; i++) { if (!isIn(union,first[i])) { union.push(first[i]); } } for (var i = 0; i<second.length; i++) { if (!isIn(union,second[i])) { union.push(second[i]); } } output.text=union; } function isIn(v:Array, el) { for (var i = 0; i<v.length; i++) { if (v[i]==el) { trace(v[i]+","+el); return true; } } return false; }
…e ha pure il coraggio di pubblicarlo online, senza neanche una riga di commento, spiegazione, titolo dell’esercio. E pubblica pure i file di progetto, ovviamente in versione CS4 apribili solo dalla CS4, come se tutti avessimo la CS4.
Beh, voi cosa gli fareste?
Io per la verità ho qualche idea. Ma domani devo dare il suo esame.
Che poi, per la verità , ho un sonno tremendo.
Buonanotte.
Che poi, in realtà , è andata decisamente meglio del previsto.
Siamo partiti alla lontana, presentando le altre cose che avevamo già fatto.
E gli occhi della prof che si illuminavano e continuava a dire alle assistenti (e all’altro professore) che avevamo fatto questo e quello.
Spiegazione della scatola, visione dei Flipbook, delle matrici, lattici e selezione dei timbri.
Per poi passare alla selezione delle texture stampate su carte speciali. Ed è rimasta estasiata.
Poi è arrivato il mio turno, esponendo la parte della griglia. Non so come mi sono inventato che abbiamo realizzato una griglia semplice, pulita, senza fronzoli per dare priorità al contenuto. La stampa su una carta panna richiama il cartone interno del contenitore e la trama evidente genera imperfezioni nella stampa, richiamando il lavoro analogico precedentemente svolto. E l’ho detto tutto di seguito, senza fiatare, con la prof. che si esaltava man mano che girava le pagine.
Boh.
È rimasta soddisfatta.
Tutto è bene quel che succede bene.
E mi raccomando, studiate bene per l’orale!
Che poi, anche se ce l’ho fatta, non vuol dire che sia tutto rosa e fiori.
Anzi, al momento sono parecchio inca arrabbiato.
Questa mail è ringranziare.
Chi mi è stato vicino via blog, email, sms (a cui magari non ho neanche risposto); chi a lavoro si preoccupa per la mia faccia scura; chi ha passato il link di quel post ad un’amica; quest’Amica che subito si è attivata per darmi una mano.
Che poi, alla fine, le cose, molto spesso, basta chiederle.
Ma io sono un po’ fatto così.
Sono arrivato al punto che sto talmente male che voglio fingere che tutto vada bene, che non ci sia nulla di che sfogarsi o altro, per evitare di aggiungere al mio dolore la preoccupazione di un altro. E così arrivano i silenzi, i nervosismi, l’isteria repressa, l’idea di non riuscire a farcela, in niente.
Eppure, nel caso specifico, sono le 4 e passa e sono decisamente a buon punto (pur avendo sfruttato l’aiuto del pubblico). Quasi quasi mi stendo un paio di ore e finisco domani mattima.
Sì, ce la posso fare. Riuscirò a consegnare in tempo.
Per tutto il resto, c’è tempo.
Con la prospettiva – a settembre – di cambiare aria.
Post programmati.
Far comparire domani quello che provo ora.
Perché non sono pronto a rilasciarlo ora, a tutto il mondo.
Perché mi sto tenendo tutto dentro e non mi fa bene.
Mi sto chiudendo su me stesso e allontanando, in un modo o nell’altro, un po’ tutti.
Vorrei prendere, urlare, scagliare iPhone contro muri (e sarebbe per lo meno il secondo), piangere.
Perché la situazione è assurda e non resisto mica.
E mi serve aiuto, ora e subito.
Aiutatemi.
A partire dalle cose materiali. Perché ho una consegna giovedì e anziché scrivere questo post che verrà pubblicato domani, dovrei essere a fare scansioni, scontornare e impaginare, visto che domani, mentre voi starete leggendo queste righe, io dovrei essermi già incontrato con i miei compagni di gruppo per stampare tutto e stare un po’ tranquilli.
Poi venerdì ho l’esame di informatica. Quello in cui ho già un parziale di 30 e lode. Ed è la cosa peggiore. Perché praticamente non ho ancora aperto libro/fatto esercizi. E questa volta si parla di Javascript e Action Script. E non so nemmeno se si parla del 2 o del 3. Siam messi bene, eh? Quindi ciao ciao lode, ciao ciao buon esito dell’esame.
E poi rimane matematica, da dare, prima o poi.
E come se non bastassè, c’è il lavoro. E quel clima schifoso e insopportabile che regna in ufficio.
Ho bisogno di una pausa, di fermarmi.
E invece mi trascino avanti, perché devo e non posso fare altrimenti. Non posso abbandonare il lavoro, non posso lasciare indietro l’uni, ora che finalmente faccio quello che voglio.
Ma ammetto che la voglia scarseggia.
E scarseggia ancor di più passando qui la notte.
Qui non ci voglio stare, me ne voglio andare.
Può non essere la soluzione giusta, ma è l’unica che mi viene in mente.
Mi dici che devo essere in pace con me stesso. Beh, non ce la faccio.
Ho dentro di me tanta, tanta rabbia.
E si accumula e mi lacera.
Mi rendo conto di non riuscire più a vederli come li vedevo prima.
Li odio. Puramente e semplicemente.
O forse la odio.
È iniziato quest’estate, in quei giorni terribili.
La prima volta che l’ho pronunciato ad alta voce, davanti a lei.
Covavo dentro di me quelle parole, stavo male a tenerle dentro, perché sono parole che fanno male.
Ma quando sono uscite, non ho provato nulla.
Rimpianti, dolore, necessità di chiedere scusa.
E ora meno che meno.
Voglio prendere ed andarmene e non voglio più averci nulla a che fare.
Io mi sono arreso, non ho più le forze di lottare e recupare qualcosa che non credo abbia senso di recuperare.
O più altro, è impossibile recuperare qualcosa che forse non è mai esistito.
E questo me l’ha fatto notare qualcuno che non avrei mai pensato avrebbe detto una cosa del genere, che bene o male mi conosce da quando sono nato.
E mi sono perso, con questo post assurdo.
So solo che non ce la faccio.
Voglio dormire.
E forse svegliarmi tra un sacco di tempo, quando potrò guardare indietro e sorridere a questo momento così lontano.
Ma non è possibile.
E c’è troppo da fare.
E non ho voglia.
E non ce la faccio.
E ho bisogno di aiuto.
Anche se lo rifiuto.
Vi prego.