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Giornataccia

Qui si necessita di stendere un velo pietoso su questa giornataccia e un velo pietroso (e doloroso) sulla mia adorabile professoressa di laboratorio.

Una settimana per impostare un lavoro di un certo tipo, seguendo i consigli dell’assistente, per sentirci dire che, sì, insomma, avevamo sbagliato tutto. E le cose più gravi erano (ovviamente) quelle fatto seguendo i consigli dell’assistente. Tranne poi rimangiarsi quello che ha detto, quando gli abbiamo fatto notare che l’aveva detto l’assistente. Perché, insomma, ovviamente l’assistente l’aveva detto per perseguire un certo fine, che è giusto, ma che, sostanzialmente, non va affatto bene.

E così, avanti per mezz’ora, ad arrabbiarci perché parlavano di sottigliezze (e lo zoom della foto e il testo e questo e quello, quando il 99% delle cose erano testo/foto messe a caso per dare l’idea dell’ingombro). E noi a ripetere che erano bozze, 7 bozze diverse di layout. E loro non capivano, pensavano fossero 7 pagine con contenuti diversi (e ovviamente grafica diversa!).

Comunque, alla fine, dopo mezz’ora, abbiamo ricavato un pugno di aria fritta. I flipbook vanno bene. La griglia di impaginazione no.

E il filetto e il fondino e il carattere e il colore e il troppo testo e la foto troppo piccola e la foto troppo grigia e il filetto e il fondino e il carattere e il colore e il troppo testo e la foto troppo piccola e la foto troppo grigia.

Voi avete capito?

Neanche noi.

Nel pomeriggio, suddivisione dei compiti.

Vado di là per implorare aiuto ad un’altra (brava e simpatica) assistente. La sua risposta? Prendi le diagonali, scegli un punto, tracci un quadrato, dividi per 6. E il testo? Beh, sopra e sotto. E il font? Beh, fai un po’ di prove.

Che poi, a fare un rettangolo, c’ero arrivato anche io. E mettermi a calcolare le colonne, i margini, i vari moduli.

Beh, inutile.

Meglio un layout vuoto.

Perché si deve impaginare con il vuoto.

E, insomma, visto che deve essere vuoto, o metti foto per pagina, oppure, in virtù del vuoto, metti l’occupazione massima, quindi sei.

E il testo e le dida e le descrizioni, non servono.

Tanto, abbiamo la consegna solo settimana prossima.

E non c’è più possibilità di fare revisione.

E questo post è ripetivo e sconclusionato.

Giornate così, un po’ scure

È che qui le cose non vanno bene.

Faccio sempre più fatica ad addormentarmi ed ho sempre più bisogno di dormire.

Rimango nel letto a fissare il soffitto.

Prima e dopo.

Sì, anche dopo, perché una volta suonata la sveglia, la spengo e rimango lì, sotto le coperte, il più che posso.

Perché non ho voglia di prendere e uscire da quel rifugio sicuro, perché non ho voglia di affrontare una nuova giornata.

E così va a finire che le cose, anche le piccole cose, si accumulano e diventa una tragedia.

Lo studio arretrato, le esercitazioni da fare, anche solo sistemare un po’ la camera e renderla presentabile.

Ansia.

Non voglia.

Stanchezza.

Giornate

La giornata, lavorativamente parlando, non è stata delle migliori.

Arrivato a casa, tardi, causa partita da aspettare.

Uno spuntino per calmare la fame.

Un veloce sguardo al reader per distendermi un po’.

Ed ecco. Click. L’icona di Illustrator che saltella.

Vediamo di finire i file per l’esame di domani.

Sonno, tanto sonno.

E voglia di staccare da tutto e tutti e stare finalmente tranquillo senza pensieri.